L’Unità è stata assegnata al Dipartimento Militare Marittimo dell’Alto Tirreno, con compiti di servizi vari e di supporto acquisendo nel tempo una valenza di interesse storico per le sue caratteristiche costruttive che richiamano gli elementi architettonici classici della cantieristica da diporto italiana degli anni 70.
Ad evidenziare questo carattere peculiare, nel 1° Giugno 2002 all’unità venne assegnato il nome di “Nave ARGO”, in luogo del più generico e cartolario “MEN 209” e come motto l’espressione “alacre sopra le onde”.
Nave ARGO ha partecipato attivamente alle celebrazioni della festa della Marina Militare del 10 giugno, durante la quale la Nave, con a bordo la massima carica istituzionale, passa in rassegna uomini e mezzi della Forza Armata. Civitavecchia, Napoli, La Spezia e Venezia sono alcune delle sedi in cui si è celebrato l’avvenimento.
Grazie a questo importante ruolo la Nave ha ospitato a bordo i Presidenti della Repubblica Carlo Azeglio CIAMPI e Giorgio NAPOLITANO oltre che altre illustri personalità del mondo istituzionale, industriale e diplomatico.
A Maggio 2013, nell’ambito della manifestazione Anzio Mare & Vela, ha svolto attività a carattere promozionale a favore degli istituti scolastici, ospitando a bordo e portando in mare direttori didattici, docenti e genitori accompagnatori degli alunni impegnati nelle uscite in mare al timone di barche a vela della Marina Militare, riscuotendo il plauso dell’amministrazione locale e della popolazione.
Dal 14 ottobre 2013 Nave ARGO, nell’ambito della riorganizzazione che la Marina Militare sta attuando, ha cambiato la sua dipendenza organica ed operativa dal Dipartimento Militare Marittimo di La Spezia (MARIDIPART La Spezia) al Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV) con sede a Roma tramite il Comando delle Forze di Contromisure Mine e Forze Ausiliarie (COMFORDRAG–COMFORAUS) e il Comando del Primo Gruppo Navi Ausiliarie (COMGRUPAUS UNO), ambedue con sede a La Spezia.
IL NOME
Gli autori antichi furono divisi sulle origini del nome "ARGO" dato alla nave. Alcuni lo riconducono al nome del suo costruttore, Argo, figlio di Phrixus; altri alla parola greca αργός, "rapida", a sottolinearne la leggerezza; altri alla città di Argos, dove sarebbe stata costruita; altri ancora alle Argive, che vi salirono a bordo, secondo il distico citato dallo statista dell'antica Roma Cicerone nel suo primo Tuscolano.
MITO & LEGGENDA
La mitica Nave ARGO (in greco antico ’Αργώ) era un’imbarcazione a vela ed a remi (cinquanta) con cui Giasone e gli Argonauti navigarono per recuperare il vello d'oro, la pelle dell’ariete dorato che si trovava nella Colchide presso il re Eeta.
Giasone, volendo riconquistare il trono di Iolco, usurpato al padre Esone dal fratellastro Pelia, chiese all’abile costruttore Argo di Tespi, da cui il nome della nave, la costruzione di una poderosa nave di lungo corso in grado di resistere a tutte le insidie che un viaggio del genere avrebbe comportato.
Argo costruì la nave utilizzando il legno ricavato dal monte Pelio con l’aiuto di Atena, protettrice della missione, che ornò la prua con una figura di buon auspicio, intagliata in una trave di quercia magica proveniente dal bosco sacro dell’oracolo di Zeus a Dodona, trave che aveva il potere di profetizzare e rincuorare gli animi.
L’ Argo era un’imbarcazione di moderna concezione e veloce, fu la prima nave di lungo corso, capace di attraversare ampi tratti di mare aperto, entrando, per questo, nel mito e nella leggenda.
Terminata la costruzione, Giasone radunò i cinquanta eroi più valorosi, compresi Castore, Polluce, Orfeo, lo stesso Argo e persino Ercole, che interruppe le sue fatiche per unirsi agli Argonauti, ed insieme salparono alla volta di Colchide.
Giasone, grazie all’Argo, al suo equipaggio ed all’aiuto della maga Medea, figlia di Eeta e sua sposa, riuscirà nell’impresa recuperando il vello d’oro per riportarlo in Grecia.
A termine del viaggio, l’Argo, il vero simbolo della spedizione, venne portata a Corinto, tirata in secco e consacrata al dio del mare Poseidone. La tradizione vuole che Giasone in vecchiaia sia morto proprio a bordo della nave, divenuta quasi una divinità: recatosi a bordo, la struttura ormai logora si spezzò e lo travolse uccidendolo. Poseidone allora immortalò i frammenti della nave divina in cielo, dove ancora oggi si vedono nella costellazione denominata dagli astronomi proprio “Nave Argo”; è immensa e, chi sa, ci vede le vele, la carena e la poppa della famosa nave. Non si vede la prua, che è davanti a noi, perché siamo noi, mortali sulla terra, che, evidentemente, la stiamo seguendo.
COSTELLAZIONE
La Nave Argo (in latino Argo Navis) era una immensa costellazione meridionale, con più di 800 stelle visibili ad occhio nudo, raffigurante la nave Argo, usata da Giasone e gli Argonauti (ovvero la nave di Osiride ed Iside per gli Egizi e l’Arca di Noè per i Cristiani).
Tra le 48 costellazioni classiche descritte da Tolomeo nel suo Almagesto, è l’unica a non essere più riconosciuta come tale, essendo stata divisa nel 1760 dall’astronomo Nicolas Louis de Lacaille in quattro parti, di cui tre, Carena, Poppa e Vele, hanno mantenuto la denominazione stellare originale, mentre la quarta, la Bussola, benché nell’antichità fosse ritenuta parte della Nave Argo, è considerata come una costellazione a se stante e con una propria denominazione stellare.
Se fosse ancora un'unica costellazione, sarebbe la più estesa di tutte (ora invece il primato spetta all'Idra).
Quando la Nave Argo fu divisa, anche la nomenclatura di Bayer delle sue stelle fu divisa: la Carena ha infatti le stelle Alfa, Beta ed Epsilon, le Vele hanno Gamma e Delta, la Poppa ha Zeta, e così via; la nomenclatura di Bayer della costellazione della Bussola è del tutto autonoma.
La costellazione si può osservare nella sua interezza solo dalle regioni dell'emisfero australe, e in quelle boreali solo in prossimità dell'equatore. Si trattava della più vasta costellazione del cielo, e coi confini attuali avrebbe un'estensione di 1800 gradi quadrati di volta celeste; è attraversata dalla Via Lattea da nord-ovest a sud-est e conta un gran numero di stelle luminose, prima fra tutte Canopo, la seconda stella più brillante del cielo, ora nella costellazione della Carena. Lo sfondo della Via Lattea è invece pervaso da un numero impressionante di stelline al limite della visibilità ad occhio nudo, dovuto alla presenza di un tratto del Braccio di Orione (il braccio in cui si trova anche il nostro sistema solare) particolarmente intenso e in certi tratti scarsamente oscurato dalla polvere interstellare. A questo si aggiunge la presenza della Cintura di Gould, una fascia di stelle giovani e brillanti.
I mesi di massima visibilità sono compresi fra dicembre e maggio; nell'emisfero australe è una tipica figura del cielo estivo, e si presenta in parte circumpolare anche nella fascia tropicale australe.