Sezione Sommergibili Ocenici
Classe Argo
Argo (2°)




Cantiere: C.R.D.A. Monfalcone, (Trieste)
Impostazione: 15.10.1931
Varo: 24.11.1936
In servizio: 31.08.1937
Affondato: 15.09.1943
Radiazione: 27.02.1947
Dislocamento: in superficie: 809,80 t
in immersione: 1.018,73 t
Dimensioni: Lunghezza: 63,14 m
Larghezza: 6,90 m
Immersione: 4,46 m
Apparato motore:

di superficie:
2 motori Diesel FIAT
Potenza 1.500 hp (1.104 kW)
subacqueo:
2 motori elettrici di propulsione C.R.D.A.
Potenza 800 hp (589 kW) 
2 eliche

Velocità: max in superficie: 14,0 nodi
max in immersione: 8,0 nodi
Autonomia:

in superficie: 
5.300 miglia a 14 nodi - 10.176 miglia a 8,5 nodi (in sovraccarico)
in immersione:
8 miglia a 8 nodi - 100 miglia a 3 nodi

Armamento: 4 tls AV da 533 mm
2 tls AD da 533 mm
8 siluri da 533 mm (6 a prora e 2 a poppa) 
1 cannone da 100/47 mm, 149 proiettili 2 mitragliere singole da 13,2 mm, 3.000 proiettili
Profondità di sicurezza: 100 m
Equipaggio: 4 ufficiali, 36 tra sottufficiali e marinai

Costituiva una classe, di 2 unità, assieme al gemello "Velella".
Il progetto di questo tipo di sommergibile fu opera dei C.R.D.A. per incarico passato nel 1931 dalla Marina Portoghese che successivamente ordinò la costruzione di due prototipi. Per subentrate alterazioni nei cambi internazionali il contratto fu però in seguito rescisso e la Marina Italiana, nel 1935, acquistò i due sommergibili già in avanzato stato di costruzione sullo scalo.
Queste unità si differenziavano da quelle sino allora costruite in cantieri italiani, perché avevano un doppio fasciame parziale di particolare concezione che, in certo senso, riproduceva il doppio scafo totale della classe "Balilla" (2^). Lo scafo resistente era costituito da una parte cilindrica raccordata a due tronchi di cono chiusi da calotte semisferiche; lo scafo esterno si sviluppava esattamente tra l'una e l'altra sezione di giuntura fra la parte cilindrica e i due tronchi di cono dello scafo resistente; si aveva così un avviamento continuo delle forme.
La parte centrale dello scafo esterno era resistente; in questa zona, fra i due scafi, erano ricavate le casse emersione, rapida, assetto e deposito di olio; i doppi fondi ed i depositi combustibili erano ricavati fra i due scafi nella rimanente intercapedine come nei tipi "Cavallini".
Queste unità dimostrarono subito di possedere ottime qualità generali e dettero ottima prova in servizio sia in Mediterraneo sia in Mar Rosso ed anche in oceano, nonostante il loro non elevato dislocamento.
Nel corso del secondo conflitto mondiale le buone caratteristiche di questi sommergibili furono messe in particolare evidenza dalle ottime prove fornite sia in Atlantico sia nel corso delle missioni compiute in mari ristretti. Con piccole migliorie e qualche aggiornamento delle apparecchiature, i tipi "Argo", furono poi riprodotti nella serie "Tritone".

I due battelli furono assegnati alla 42^ Squadriglia del Gruppo di Taranto ma praticamente non rimasero mai in quella sede poiché fino al 1935 furono dislocati prevalentemente in Alto Adriatico per prove e collaudi di vario genere.
Nell'ottobre del 1938 il Velella fu inviato a Lero, indi a Tobruk da dove raggiunse Massaua nel dicembre, assegnato alla Flottiglia Sommergibili dell'A.O.I. L'Argo seguì il Velella a Massaua nei primi mesi del 1939: i due battelli rientrarono però nelle acque metropolitane nella primavera del 1940.

La prima missione della 2^ G.M. vede l'Argo inserito, assieme ad altri tre battelli, in un blocco che doveva intercettare la forza H britannica in fase di rientro dal bombardamento della flotta francese ad Orano (6 Luglio). Ad ottobre viene inviato a Betasom/Bordeaux e attraversa lo stretto di Gibilterra senza problemi.
Il 22 novembre, al comando del CC Crepas, viene inserito nel dispositivo italo tedesco di blocco del traffico mercantile e dislocato al largo dell'Irlanda. Il primo dicembre silura un cacciatorpediniere canadese Sanguenay danneggiandolo gravemente. Successivamente intercetta un convoglio ed effettuerà l'attacco dopo avere lanciato il segnale di scoperta, ma senza risultato. Il 5 dicembre intercetta un secondo convoglio e riesce ad affondare la motonave britannica Silverpine di 5.066 tsl. Sottoposto ad intensa caccia riuscirà ad allontanarsi e a rientrare alla base perdendo in mare, a causa del forte maltempo, l'ufficiale in 2^TV De Santis.
Il 27 febbraio inizia la seconda missione in Atlantico nelle acque a nord dell'Irlanda ma a causa delle condizioni meteorologiche avversa non riuscirà ad ottenere successi dai suoi attacchi e rientrerà a Betasom il 22 Marzo.
Nel mese di maggio l'Argo è inviato in agguato al largo di Gibilterra dove avvista il convoglio OG63; oggetto di forte caccia avversaria dovrà soprassedere dall'attacco e rientrerà a Betasom senza altri successi.
In ottobre il battello è richiamato in Italia e dopo avere attraversato, il 20 ottobre, Gibilterra senza alcun danno nonostante la scoperta da parte di 3 caccia nemici, approda indenne a Cagliari il 24 ottobre.
Nei mesi successivi sarà di base a Napoli e a Cagliari e nel corso di missione a sud di Cap Ferrat, al comando del CC Contreas, attacca senza successo un incrociatore pesante.
Attaccato il 27 maggio da un aereo a N-O di capo Caxine (Tunisia) subirà gravi danni che lo obbligheranno al rientro, nel corso del quale subirà due successivi attacchi aerei che riuscirà a sventare con le armi di bordo.
Dopo un periodo di lavori, torna alle brevi missioni in Mediterraneo e il 12 Novembre affonda, nella rada di Bougie, la ave ausiliaria Tynwald di 2.400tsl e della Awatea di 13.482tsl.
Nuovamente in missione, il 7 gennaio 1943 avvista una formazione britannica composta da un incrociatore e 4 cacciatorpediniere ma l'attacco non sortirà successo mentre riuscirà ad evadere con solo leggeri danni.
Al comando del TV Giliberti, il 19 giugno attacca un convoglio in prossimità del golfo di Bougie probabilmente solo danneggiando le unità silurate.
L'11 Luglio 1943 è inserito nello schermo a difesa della Sicilia dallo sbarco alleato e silura un incrociatore classe Southampton di 4.000tsl, probabilmente danneggiandolo.
Sorpreso all'armistizio a Monfalcone dove effettuava lavori di manutenzione, fu autoaffondano dal'equipaggio l'11 settembre. Recuperato e impiegato come bettolina dai tedeschi fu da essi successivamente demolito.