Sezione Sommergibili Ocenici
Classe Balilla
Balilla(2°)




Cantiere: O.T.O. Muggiano, (Spezia)
Impostazione:12.01.1925
Varo:20.02.1927
In servizio:21.07.1928
Disarmato:28.04.1941
Radiazione:18.10.1946
Dislocamento: in superficie: 1.464,40 t
in immersione: 1.927,40 t
Dimensioni: Lunghezza: 86,75 m
Larghezza: 7,80 m
Immersione: 4,11 m
Apparato motore:

di superficie:
2 motori Diesel FIAT
Potenza 4.000 cv (2.944 kW)
subacqueo:
1 gruppo elettrogeno FIAT
Potenza 500 hp (368 kW)
2 motori elettrici di propulsione Savigliano
Potenza 2.200 cv (1620 kW)
2 eliche

Velocità: max in superficie: 17,0 nodi
max in immersione: 9,0 nodi
Autonomia:

in superficie
3.000 miglia a 17 nodi - 7.050 miglia a 8,5 nodi - 12.000 miglia a 7 nodi (in sovraccarico)
in immersione
8 miglia a 9 nodi - 110 miglia a 3 nodi

Armamento: 4 tls AV da 533 mm
4 tls AD da 533 mm
12 siluri da 533 mm (8 a prora e 4 a poppa)
1 cannone da 120/27 mm, 150 proiettili (dal 1934 sostituito con uno da 120/45)
2 mitragliere singole da 13,2 mm, 3.000 proiettili
1 tubo lanciamine, 4 torpedini
Profondità di sicurezza: 100 m
Equipaggio: 7 ufficiali, 63 tra sottufficiali e marinai

Costituiva una classe, di 4 unità, assieme ai gemelli Millelire, Toti (1°) e Sciesa.
Agli inizi degli anni 20 gli accenni di ripresa dell'economia italiana permisero di iniziare il rinnovamento della flotta e, in particolare, della componente subacquea.
L'esperienza della Grande Guerra insegnava che il sommergibile poteva portare l'offesa al traffico in mari lontani e dominati dal nemico. Fu cosi decisa la costruzione di battelli di elevato dislocamento, in grado di operare fuori dal Mediterraneo per lunghi periodi, e assegnata la realizzazione al cantiere Ansaldo - S. Giorgio del Muggiano (dal 1925 divenuto Odero-Terni). Nello stesso periodo, il 1925, anche la Marina Brasiliana evidenzio la stessa necessità e aggiunse un battello ai 4 già ordinati al cantiere spezzino e i cui nomi saranno: Balilla, Millelire, Toti, Sciesa e il brasiliano Humaità, Si rivelo un buon progetto, tanto che l'Humaità resto in servizio fino agli anni '50, e la Marina Italiana li testo con lunghe e impegnative crociere e applicando diverse modifiche nel tempo che consentirono, successivamente, di sviluppare la classe "Calvi".
I "Balilla" erano a doppio scafo totale: quello interno, resistente a 100 metri, era costituito da un fuso di forma cilindrica terminante in due tronchi di cono; quello esterno era formato da una struttura leggera comprendente i compartimenti allagabili e l'intercapedine a libera circolazione. Le casse emersione, rapida, assetto ed i depositi dei lubrificanti erano interni allo scafo resistente mentre la dotazione del combustibile era promiscuamente suddivisa nell'interno e fra i doppi fondi.
Oltre ai motori termici principali di propulsione le unità disponevano di un gruppo elettrogeno tipo Fiat Q 304, da 425 HP, per la carica delle batterie accumulatori, l'erogazione di energia per i servizi ausiliari ed anche per la propulsione fornendo energia ai due motori elettrici principali.
Il cannone che inizialmente era un 120/27 scudato e sistemato immediatamente a proravia della torretta, con la quale formava un blocco apparentemente unico, fu sostituito nel 1934 da un 120/45 che venne spostato più a proravia; all'incirca nella stessa epoca furono aboliti gli alberetti delle antenne radio a seguito dell'adozione ormai generalizzata dell'aereo a draglia; con tali modifiche la sagoma delle unità della classe cambiò sensibilmente.
Nel progetto iniziale era previsto un tubo lanciamine fissato sullo scafo resistente all'estremità poppiera atto a contenere quattro mine lanciabili dall'interno del sommergibile; tale sistemazione venne però utilizzata tecnicamente, soltanto sullo Sciesa.
I "Balilla" dettero buoni risultati, se commisurati alle tecniche del tempo, nei primi anni d'impiego; la loro efficienza bellica scadde però ben presto per il rapido deterioramento del materiale; allo scoppio della seconda guerra mondiale i "Balilla" erano pochissimo efficienti ed abbisognavano di lunghi periodi di lavori dopo ogni sia pur breve missione.
Le quattro unità furono assegnate alla 1^ squadriglia, detta di "grande crociera" della flottiglia di base a Spezia e già nel 1929 effettuarono una crociera fino a Lisbona.
Fra il marzo e l'ottobre 1933 Balilla e Millelire, in concorso con le vedette Biglleri e Matteucci, compirono una lunga missione nell'Atlantico del Nord per assistenza alla transvolata atlantica della 2^ Squadra aerea, che fu detta del "decennale"; in tale occasione i sommergibili toccarono Madera, le Bermuda e tutti i maggiori porti atlantici del Canada e degli Stati Uniti. Questa crociera fu particolarmente impegnativa per la sua lunga durata e per le difficoltà nautiche e meteorologiche incontrate e felicemente superate; l'assistenza al volo, specie per i collegamenti radio, fu efficiente al punto da meritare specifico elogio ai comandanti delle quattro unità italiane in mare.
Dal settembre 1933 al febbraio 1934 Sciesa e Toti effettuarono il periplo dell'Africa via Suez-Capetown-Gibilterra toccando oltre venti porti africani; come la crociera nel Nord Atlantico collaudò favorevolmente i "Balilla" all'impiego oceanico incondizionato, quella del periplo dell'Africa ne dimostrò l'attitudine a lunghe permanenze in mari tropicali. Anche il felice esito di questo periplo fu motivo di elogio ai comandanti ed agli equipaggi delle unità che vi furono impegnati.
Negli anni che seguirono le unità, oltre al normale addestramento, effettuarono piccole crociere in Mediterraneo fra le quali la più lunga fu quella compiuta da Balilla e Millelire nel 1934 fino ad Alessandria via Pireo toccando, durante il ritorno, i porti italiani del Nord Africa.
Durante la guerra di Spagna, fra il dicembre 1936 e il settembre 1937, i quattro battelli effettuarono complessivamente sette missioni speciali per un totale di cento giorni di mare.
Dislocato a Brindisi e posto al comando del capitano di corvetta Michele Morisani, all'inizio del secondo conflitto mondiale venne inviato in agguato a sud di Corfù dove il 12 giugno venne sottoposto a dura caccia da parte di aerei: per le avarie riportate fu costretto a rientrare alla base.
Nella missione del 12 luglio, il Balilla al comando del capitano di corvetta Cesare Girosi, avrebbe dovuto schierarsi lungo la congiungente Alessandria-Capo Krio in una posizione a sud di Creta: salpato da Brindisi, il battello interruppe la missione poco prima di giungere nella zona assegnata, per malattia del Comandante.
L'ultima missione bellica del Balilla fu quella dal 10 al 16 agosto 1940, nel corso della quale effettuò un pattugliamento nelle acque a sud di Creta. Posto in disarmo il 28 aprile 1941, fu adibito a deposito combustibili, con la sigla G.R. 247 . Radiato il 18 ottobre 1946, fu in seguito demolito. Nel corso del conflitto il Balilla compi tre missioni offensive di agguato e tre di trasferimento tra porti nazionali. Percorse complessivamente 3.271 miglia.