Sezione Sommergibili
Classe Barbarigo
Agostino Barbarigo (2°)




Cantiere: FIAT - San Giorgio, Spezia
Impostazione: 22.10.1915
Varo: 18.11.1917
In servizio: 10.09.1918
Radiazione: 01.05.1928
Dislocamento: in superficie: 796,6 t
in immersione: 926,5 t
Dimensioni: Lunghezza: 67 m
Larghezza: 5,90 m
Immersione: 3,81 m 
Apparato motore: di superficie 2 motori Diesel FIAT
Potenza 2.600 hp (1.913,6 kW)
subacqueo 2 motori elettrici di propulsione Ansaldo
Potenza 1.300 hp (956,8 kW)
2 eliche
Velocità: max in superficie 16,8 nodi 
max in immersione 9,3 nodi
Autonomia: in superficie 690 miglia a 16,8 nodi - 1.850 miglia a 9,3 nodi
in immersione 7 miglia a 9,3 nodi - 160 miglia a 1,6 nodi
Armamento: 4 tls AV da 450 mm
2 tls AD da 450 mm
10 siluri da 450 mm 
2 cannoni da 76/40 mm a.a.
Profondità di sicurezza: 50 m
Equipaggio: 4 ufficiali, 36 tra sottufficiali e marinai

Costituiva una classe, di 4 unità, assieme ai gemelli ProvanaVeniero e Nani. Questi sommergibili furono progettati dall'ing. Laurenti, coadiuvato dal maggiore g.n. Cavallini per la parte relativa alla sistemazione degli accumulatori.
Di dimensioni alquanto maggiori, lo scafo di queste unità riprende le forme esterne, la sistemazione centrale dei doppi fondi e quella dei depositi combustibili dei sommergibili classe "F".
L'innovazione più importante fu apportata alla sistemazione degli accumulatori che vennero allogati in quattro compartimenti stagni al disotto di un ponte orizzontale che interessava buona parte del sommergibile escluse le due camere di lancio.
La potenza dei motori sia a combustione sia elettrici installati su questi sommergibili fu piuttosto forte; in tal modo i battelli di questo tipo poterono sviluppare velocità elevate tanto in superficie quanto in immersione.
Per quanto alcune migliorie costruttive fossero state introdotte, questi battelli non misero in evidenza nessuna nuova idea di progetto; pur essendo veloci e manovrieri sia in superficie sia in immersione, la forma dello scafo non era atta a sopportare forti pressioni, specialmente nelle parti affinate; la profondità massima raggiungibile fu pertanto limitata a valori che già nel corso del primo conflitto mondiale si erano dimostrati insufficienti.
Questi battelli non furono pertanto riprodotti in seguito e quando la R. Marina ordinò la costruzione delle prime unità subacquee del dopoguerra, nuovi concetti si erano affermati nel campo costruttivo e l'idea della torpediniera-sommergibile, che aveva resistito per più di vent'anni, venne definitivamente abbandonata.
Entrato in linea operativa già dal 23 luglio del 1918 il battello, al comando del CC Carlo De Donato, non fece in tempo a partecipare a nessuna missione bellica prima della fine del conflitto mondiale. All'atto dell'armistizio passò in forza alla Flottiglia Sommergibili di grosso tonnellaggio, con base a Spezia.
Partecipò, nel settembre 1923, all'occupazione di Corfù e nel 1925 passò alle dipendenza operative del Comando Divisione Sommergibili.
Al comando del CC Raffaele De Courten, partecipò alle grandi manovre dell'agosto 1924 e 1925. Dal 18 dicembre dello stesso anno l'unità passo a disposizione dell'Accademia Navale di Livorno per l'istruzione degli alievi.
Il 18 marzo 1928, al comando del CC Edoardo Somigli, passo alle dipendenze della 1^ Flottiglia Sommergibili e successivamente radiato.