Il rifornitore di squadra Vesuvio sullo scalo del Muggiano nell'imminenza del varo Al momento dell'entrata in vigore del provvedimento la Marina mise immediatamente in moto i propri organi competenti per tramutare in atti concreti le intenzioni formulate nel "Libro Bianco" e successivamente sancite dal Parlamento. Il grave processo inflazionistico (con punte del 15-18%) che caratterizzò quegli anni contribuì tuttavia ad erodere il finanziamento iniziale di 1.000 miliardi al punto da non consentire il pieno rispetto dei programmi prefissati. Alla fine del 1977 i contratti stipulati fra la MM e i vari cantieri e industrie nazionali riguardavano la costruzione/ acquisizione di una nave rifornitrice di squadra, sei fregate lanciamissili (classe Maestrale), due unità subacquee (classe Sauro), una nave salvataggio, sei aliscafi (classe Nibbio) e 27 elicotteri ' impegnando così 765 miliardi sul totale dei 1.000 previsti.

La lievitazione dei costi impose a quel punto una ridefinizione dei pro grammi iniziali, allo scopo di utilizzare i rimanenti 235 miliardi per la realizzazione del naviglio ritenuto più urgente per le necessità operative. In termini di costo preventivato l'unità più onerosa era naturalmente il nuovo incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi (160 miliardi), mentre le più economiche erano i cacciamine (13 miliardi ciascuno). Sulla base di questi dati e delle esigenze prioritarie, lo Stato Maggiore della Marina decise di avviare per il momento la costruzione del Garibaldi e di un primo gruppo di quattro cacciamine (che impegnavano un totale di 212 miliardi), rinviando la realizzazione dei due caccia lanciamissili, di due delle otto fregate e della nave d'assalto anfibio e degli altri cacciamine.

Il cacciatorpediniere IndomitoCiò avrebbe significato il forzato allungamento del periodo di servizio per diverse unità, fra cui i due caccia lanciamissili classe Impavido e le due unità da sbarco tipo Grado, mentre sarebbe stato necessario aggiornare le previsioni di spesa per il naviglio momentaneamente rinviato, alla luce degli aumenti dovuti all'inflazione. In merito alla decisione di acquisire un certo tipo di unità piuttosto che un altro gli organi d'informazione, specializzati e non, promossero un animato dibattito che finì col focalizzarsi sulla validità della scelta rappresentata dal Garibaldi, anche perché i 160 miliardi previsti per la sua realizzazione, essendo riferiti alla sola piattaforma, non comprendevano le spese per l'acquisto della componente aerea imbarcata (che avrebbe fatto lievitare il costo totale dell'impresa a 280 miliardi, a prezzi 1974). Anche se lo Stato Maggiore faceva notare che il reparto volo avrebbe potuto essere costituito solamente da elicotteri pesanti ASW, si nutrivano forti dubbi sulla convenienza di impiegare una così consistente aliquota dei fondi concessi dalla Legge Navale (oltre che dei futuri bilanci ordinari) per costruire una nave non da tutti ritenuta completamente rispondente alle più urgenti necessità operative.

L'incrociatore Caio Duilio accanto alla portaerei RooseveltIn sintesi, i critici rimproveravano alla Marina di non aver gestito al meglio i fondi straordinari ad essa assegnati, puntando su un nucleo di forze non bilanciato, strutturato su un maggior numero di grandi navi di superficie rispetto alle unità veloci d'attacco e al naviglio subacqueo, senza porre la dovuta attenzione al fatto che le piattaforme "di prestigio" non avrebbero avuto nessuna valenza operativa se non accompagnate da tutta una seri di unità minori non acquisibili coi fondi a disposizione. L'esame delle caratteristiche tecnico-operative delle realizzazioni di quel periodo evidenza comunque il salto di qualità compiuto dalla Marina: ad esempio, la quasi totalità delle piattaforme sarebbe stata dotata di apparati motori strutturati su turbine gas (installate solo sperimentalmente su alcune unità costruite negli anni '60) e di sistemi missilistici superficie-superficie, ma imbarcati in precedenza, elemento quest'ultimo che avrebbe potuto permettere un certo grado di indipendenza dal dispositivo aeronavale americano nella condotta di operazioni dissuasive.

I cacciamine Sapri Milazzo e Vieste con la nave appoggio Tremiti e la fregata Maestrale Si prefigurava così la formazione di una struttura in grado di controllare in maniera relativamente efficace le diverse presenze navali potenzialmente ostili nel Mediterraneo e di svolgere azioni autonome di vigilanza e di contrasto, anche in funzione dell'eventualità che l'estensione a 200 miglia del limite delle acque di preminente interesse nazionale potesse portare a future controversie, accompagnate anche da azioni militari. Il progetto più innovativo ed impegnativo era senza dubbio quello del Garibaldi: le soluzioni studiate dai competenti organi tecnici (riguardanti ad esempio la configurazione del ponte di volo e dell'hangar, il particolare sistema propulsivo e l'ampio grado di automazione) erano inquadrate in un più ampio disegno che puntava ad associare ottime caratteristiche generali ad un dislocamento contenuto. Anche la messa a punto del progetto dei cacciamine (unità a loro volta caratterizzate da aspetti totalmente innovativi) richiese un lungo periodo preparatorio, dedicato in larga parte ad una campagna di studi e di esperienze mirata ad approfondire la conoscenza del comportamento della vetroresina e delle tecniche costruttive ad essa associate.