L'Italia costruisce la sua grande Marina. Il varo della nave da battaglia "Impero" da 41.650 TonnIl 4 novembre 1918, alla proclamazione dell'armistizio che pone termine alle operazioni della Grande Guerra, la Marina si rivolge alla rapida occupazione dei territori costieri ed insulari lungo la sponda orientale dell'Adriatico.Le navi e i reparti da sbarco raggiungono Trieste, Pola, Fiume, Zara, Spalato, Sebenico e molte delle isole dalmate.

La Regia Marina avverte di avere precise responsabilità: per la difesa degli interessi nazionali in Istria, Dalmazia, nel Levante e nell'Egeo. Il Ministero della Marina ritiene necessario riprendere, se pur in scala minore rispetto al passato, le campagne d'oltremare allo scopo di dimostrare all'estero che l'Italia, pur con molte difficoltà, sta recuperando la sua posizione, la sua immagine e la saldezza delle sue istituzioni migliori, tra le quali la Marina.

Nel febbraio del 1922, alcuni mesi prima dell'avvento del fascismo, si conclude la Conferenza di Washington per il disarmo navale che sancisce la parità tra le Marine italiana e francese sulla quota di navi da battaglia (175.000 tonnellate) e di navi portaerei (60.000 tonnellate).

Un gruppo di nuovi Cacciatorpediniere entrano a far parte della Marina da guerraLa nascita della Regia Aeronautica (1923) priva la Marina del controllo diretto e del comando di una componente essenziale della moderna guerra sul mare. Mezzi, basi e uomini passano dalla Marina all'Aeronautica. Molti degli uomini che danno lustro alla nuova Forza Armata (de Pinedo, Maddalena, Guidoni, Pellegrini, Ferrarin, Biseo, Del Prete ecc.) provengono dalle fila della Marina. Uomini e navi della Marina prendono parte significativa alle grandi imprese aeronautiche: crociere nel Mediterraneo occidentale e orientale, voli di massa nell'America meridionale e settentrionale, sorvoli polari. La scarsità delle risorse disponibili e la non lungimiranza portano ad uno sviluppo della sola componente navale, trascurando quella aerea (relegata alla sola osservazione) anche nei suoi aspetti di coordinamento e di addestramento.

Visita di Vittorio Emanuele III all'equipaggio dell'incrociatore "Trieste"Lo sviluppo della flotta italiana in questi anni é rivolto, principalmente, a mantenere equilibrato il rapporto di forze navali con la Francia. Fra la fine degli anni '20 e i primi anni '30 si da il via alla costruzione degli incrociatori pesanti da 10.000 tonnellate. A partire dal 1934 si registra un grande sviluppo dei programmi di costruzione di cacciatorpediniere e sommergibili. In particolare, la flotta subacquea raggiunge, nel giugno del 1940, la quota di 113 battelli, collocandosi al secondo posto mondiale dopo la flotta statunitense per tonnellaggio complessivo. Sono inoltre impostate le grandi corazzate della classe Vittorio Veneto.

Mussolini con l'Ammiraglio Cavagnari, Sottosegretario di Stato per la Regia MarinaNel 1935 l'Italia si impegna nell'ultima impresa coloniale in Etiopia. La Marina si adopera per fornire il proprio sostegno all'imponente sforzo logistico che permette di trasportare in Africa Orientale ingenti quantità di uomini, di materiali e di approvvigionamenti.

I contrasti con le nazioni occidentali si radicalizzano ancor più dopo la partecipazione delle Forze Armate italiane alla guerra civile spagnola dove la Marina si impegna nell'assicurare la protezione dei convogli e il blocco delle coste iberiche con circa 870 missioni di navi e sommergibili.

Alla vigilia del secondo conflitto mondiale la Marina Italiana si presenta parzialmente logorata nei mezzi a causa delle intense attività condotte in Africa e in Spagna, anche se con un buon grado di preparazione. Peraltro, la politica navale orientata a favorire la costruzione delle grandi navi da battaglia, trascurando del tutto le portaerei, influenzerà in modo determinante l'andamento delle operazioni navali che di lì a poco si sarebbero sviluppati nelle acque del Mediterraneo contro la Marina Britannica.