Il rifornitore di squadra Stromboli affiancato dalle fregate Orsa (F567)e Libeccio (F572)La situazione politico-militare nel Mediterraneo alla fine degli anni '60 risultava da una serie di eventi che avrebbero influenzato a lungo le vicende del ventennio successivo. La "guerra dei sei giorni" del giugno 1967 aveva sancito l'influenza del Cremlino su alcune nazioni arabe del Medio Oriente (Egitto e Siria in primo luogo), dando nuovi contenuti alla tradizionale volontà sovietica di espansione verso sud. Dalla parte opposta, gli Stati Uniti avevano in Israele l'unico alleato nella regione medio orientale, anche se questo legame avrebbe comportato in futuro un rilevante impegno politico ed economico.

La conseguenza di questa situazione fu il consolidamento della presenza sovietica nel Mediterraneo orientale, in linea con una strategia tesa ad allargare l'influenza di Mosca nell'intero bacino e semplificata dal ritiro dall'area della Mediterranean Fleet britannica.

La corvetta Sibilla modificata con l'istallazione di una catapulta prodiera per il lancio di bersagli radioguidatiLa chiusura del Canale di Suez in conseguenza della "guerra dei sei giorni" evidenziava inoltre il problema degli approvvigionamenti di materie prime per le nazioni occidentali europee e la necessità di rivedere gli indirizzi politico-strategici della NATO.

L'espansionismo sovietico nella regione venne ulteriormente favorito dal colpo di stato in Libia (settembre 1969) e dalle oscillazioni nelle politiche di altri paesi rivieraschi, in precedenza tradizionalmente schierati su posizioni filo-occidentali.

Ad un mutamento di fondo di carattere strategico si associò anche una innovazione tattica, scaturita proprio dal conflitto arabo-israeliano del 1967: l'affondamento del cacciatorpediniere Eilat (21 ottobre 1967) per mezzo di un missile superficie-superficie Styx da parte di una motovedetta lanciamissili egiziana provocò infatti lo sconvolgimento di alcuni aspetti dottrinari delle operazioni navali e la conseguente corsa alla proliferazione di nuovi sistemi d'arma e piattaforme, la cui efficacia sarebbe stata rimessa in discussione solamente dopo un quarto di secolo.

La nave cisterna Sterope radiata nel 1977I primi sostanziali mutamenti tattico-strategici presso le forze navali americane in Mediterraneo si ebbero a metà degli anni '60, come conseguenza della presenza stabile in quelle acque delle prime unità sovietiche, col passare del tempo il consolidamento di tale presenza (in media una cinquantina di unità, fra naviglio combattente ed unità di supporto, negli anni '70) confermò le intenzioni americane di potenziare soprattutto le capacità di lotta antisommergibile della VI Flotta, in risposta all'accresciuta minaccia rappresentata dall'apparizione di nuove e più potenti unità subacquee avversarie e dalla cessazione dell'apporto aeronavale inglese e francese. In tale contesto assumevano crescente importanza, per le forze della NATO operanti nella regione, l'efficienza della Marina Militare e l'entità delle risorse che essa poteva mettere a disposizione per migliorare le capacità globali d'intervento in caso di crisi.

La nave da trasporto anfibio San Giorgio, un'unità gemella è stata realizzata con i fondi della Protezione CivileLa minaccia si materializzava nella squadra sovietica del Mediterraneo (Soviet Mediterranean Squadron, SOVMEDRON per la NATO), appoggiata da una consistente forza aerea basata sul litorale nord-africano. Di qui la necessità di adeguare lo strumento navale nazionale, nonostante un bilancio come sempre carente: nel 1970, dei 1.510 miliardi destinati alla Difesa l'aliquota devoluta alla Marina fu infatti di soli 200 miliardi, a causa di concezioni strategiche che privilegiavano tradizionalmente le esigenze aeroterrestri della difesa a nord-est.