Torpediniera d'Alto Mare Spica, attualmente Pattugliatore d'altura classe "Cassiopea"

Durante la guerra Italo-turca, la torpediniera Spica era inserita nell'ambito della 3a Squadriglia Torpediniere, operante nelle acque del Basso Egeo e del Dodecaneso con compiti di vigilanza a protezione del traffico nazionale. Questa unità, inoltre, aveva attivamente cooperato all'occupazione delle Isole di Scarpanto, Caso, Nisiro, Lero, Calimna a Patmo, catturando i presidi turchi e issandovi la bandiera nazionale; ma ben più ardua impresa venne condotta da essa, al comando del Capitano di Vascello Enrico Millo, quando si spinse audacemente per oltre 15 miglia all'interno dello Stretto dei Dardanelli, giungendo fino agli sbarramenti di Costantinopoli e rientrando indenne sotto l'intenso fuoco delle batterie, delle mitragliatrici e della fucileria turca.

L'audace azione sollevò un'ondata di grande entusiasmo verso la Marina e i suoi uomini; gli stendardi delle cinque unità partecipanti furono insigniti di Medaglia d'Oro al Valore Militare.

Medaglia d'Oro al Valor Militare alle Torpediniere d'alto mare della Squadriglia dei Dardanelli

«Per l'ardire, la valentia ed il coraggio dimostrati da quanti su di essa furono imbarcati durante la ricognizione effettuata nei Dardanelli».

(Notte 18 - 19 luglio 1912)».

Regio Incrociatore corazzato San Giorgio, attualmente Nave anfibia della classe omonima

L'incrociatore San Giorgio - che aveva preso parte alla guerra italo-turca, alla prima guerra mondiale e come nave ammiraglia alla guerra civile spagnola - all'inizio del secondo conflitto mondiale si trovava a Tobruk, per integrare la difesa navale ed antiaerea di quella Base. L'entusiasmo, lo spirito di sacrificio, il consumato addestramento dell'equipaggio, fecero sì che il San Giorgio divenisse il vero baluardo della Piazza Marittima. Sottoposto durante sei mesi ad innumerevoli attacchi aerei si difese con accanimento e perizia senza che la sua efficienza venisse menomata. Quando Tobruk fu investita da terra, il San Giorgio, ancora in condizioni di riprendere il mare, legò il suo destino a quello della piazzaforte, contribuendo fino all'ultimo alla difesa della Base a quindi si autoaffondò.

La bandiera di combattimento fu riportata in Patria dai prodi superstiti.

«Medaglia d'Oro al Valor Militare al Regio Incrociatore corazzato San Giorgio

Veterano di tre Guerre, fu, nell'attuale, per sei mesi baluardo della difesa di Tobruk, sempre pronto ad intervenire per ricacciare con l'infallibile tiro dei suoi cannoni le incursioni degli aerei nemici, sempre incrollabile nel sostenere l'offesa che si abbatteva su di lui. Investita la piazzaforte da soverchianti forze nemiche, profuse tutte le sue energie nella difesa e, piuttosto che cercare scampo sulle vie del mare, si offerse come ultima trincea di resistenza.

Quando le colonne avversarie soverchiarono gli ultimi ripari, la indomita nave venne fatta saltare e sprofondare nelle acque, mentre la bandiera che aveva animato ed alimentata la fiera resistenza, raccolta e riportata in Patria, restava fulgida testimonianza dello spirito di combattività, di resistenza, di dedizione dei marinai d'Italia».

(Rada di Tobruk, 10 giugno 1940 - 22 gennaio 1941)».

Regio Sommergibile Scirè, attualmente Sommergibile classe "Todaro"

Unita della Classe "600" - Serie "Adua", all'inizio del conflitto 1940-43 operò prevalentemente in missioni di agguato presso le acque prospicienti basi navali avversarie e lungo le rotte di maggior traffico conseguendo, il 19 luglio 1940, l'affondamento di un piroscafo da 1.058 tsl.

Nell'agosto 1940 l'Unita fu sottoposta ad importanti lavori con la sistemazione dei cassoni-cilindri per trasporto mezzi subacquei d'assalto ed operò, dal 24 settembre al 3 ottobre e dal 21 ottobre al 3 novembre dello stesso anno, in due missioni di trasporto Operatori e mezzi a Gibilterra, senza peraltro che i mezzi potessero raggiungere il successo.

Una nuova missione su Gibilterra ebbe luogo il 15 maggio 1941, che non conseguì risultati utili, ed il 10 settembre venne ripetuta, conseguendo l'affondamento di una petroliera ed il danneggiamento di altre due.

La missione più importante lo Scirè la compì il 19 dicembre 1941, violando arditamente le acque prospicienti il porto di Alessandria ed effettuando la fuoriuscita dei mezzi e degli Operatori che poterono attaccare e seriamente danneggiare le due corazzate inglesi Queen Elizabeth e Valiant, la cisterna Sagona ed il cacciatorpediniere Jervis.

Salpato da La Spezia il 27 luglio 1942, andò perduto il 10 agosto presso Haifa, affondato dalla vedetta britannica Islay mentre si accingeva ad attaccare anche quel porto.

Dal 2 al 28 settembre 1984 sono state recuperate dalla nave salvataggio Anteo le salme di 42 dei 49 componenti dell'equipaggio e degli 11 operatori imbarcati al momento dell'affondamento. Varie parti dello scafo, rimosse in un precedente tentativo di recupero (basamento del cannone, parti della portelleria, vari pezzi del fasciame e i due cilindri contenitori dei Siluri a Lenta Corsa), sono conservate nel Sacrario delle Bandiere di Roma, nei Musei Navali della Spezia e di Venezia e presso la base navale di Augusta.

«Medaglia d'Oro al Valor Militare al Sommergibile Scirè

Sommergibile operante in Mediterraneo, già reduce da fortunate missioni di agguato, designato ad operare con reparti d'assalto della Marina nel cuore delle acque nemiche, partecipava a ripetuti forzamenti delle più munite basi mediterranee. Nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, incontrava le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato col più assoluto sprezzo del pericolo, gli ostacoli posti dall'uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall'ingresso delle munitissime basi navali nemiche prescelte ed a lanciare - così - le armi speciali che causavano a Gibilterra l'affondamento di tre grossi piroscafi e ad Alessandria gravi danni alle due navi da battaglia "Queen Elizabeth" e "Valiant", il cui totale affondamento veniva evitato solo a causa dei bassi fondali delle acque in cui le due unità erano ormeggiate.

Successivamente, nel corso di altra missione particolarmente ardita, veniva spietatamente aggredito e scompariva nelle acque nemiche, chiudendo così gloriosamente il suo fulgido passato di guerra».

(Mediterraneo, 28 aprile 1943)».

Cacciatorpediniere Zeffiro, attualmente Fregata classe "Maestrale"

In servizio dal 1906, l'unità entrò a far parte delle Forze Navali del Mediterraneo, iniziando la propria attività nell'Alto e medio Tirreno. Passò quindi alle dipendenze della 2a Squadriglia cacciatorpediniere di Spezia e, negli anni che seguirono, fu spesso alle dipendenze delle Forze Navali.

Dopo l'entrata in guerra dell'Italia nel maggio 1915, lo Zeffiro operò in Alto Adriatico fino all'aprile del 1918: le missioni di guerra effettuate furono prevalentemente di ricognizione lungo le coste istriane, con ardite incursioni fin dentro i porti avversari e la posa di sbarramenti di mine offensive. Per queste "ripetute prove di ardimento e di perizia marinaresca" la Bandiera di Combattimento venne decorata di Medaglia d'Argento al Valore Militare.

«Medaglia d'oro al Valor Militare al Cacciatorpediniere Zeffiro

Per le ripetute prove di ardimento e di perizia militare e marinaresca data da quanti su di esso erano imbarcati nelle varie importanti missioni di guerra dall'inizio della campagna e particolarmente in quelle eseguite in una base navale nemica».

(Mare Adriatico, maggio 1915-novembre 1916)».