Leonardo MADONI
Sottotenente di vascello

Medaglia d'oro al Valor Militare alla memoria

 

Abilissimo, valoroso ed intrepido ufficiale osservatore, partecipava con oltre 400 ore di volo a numerosissime rischiose missioni belliche alturiere per la ricerca di navi nemiche. Durante un'esplorazione a grande distanza dalla base, il suo velivolo veniva improvvisamente attaccato da un aereo nemico e costretto all'ammaraggio con i comandi tranciati.
Colpito, fin dalla prima raffica, alla testa, alla gola e alla spalla, nonostante il dolore lancinante e la perdita di sangue generoso dalle multiple ferite, organizzava la difesa contro il nemico che dall'altro per un'ora intera mitragliava il velivolo, oramai inerme sul mare. Sotto le incessanti raffiche, con serena fermezza ed altissimo senso del dovere, conscio che le forze lo avrebbero presto abbandonato, suggeriva al marconista le riparazioni da fare all'apparecchio radio per chiedere soccorsi e determinava sulla carta il punto. Poi, mentre il velivolo affondava, e soltanto dopo che tutto l'equipaggio si era imbarcato, consentiva a farsi trasportare sul battellino di salvataggio. Durante dieci lunghe penose ore passate in mare in attesa di soccorsi, il suo contegno sereno e fiducioso nella comune salvezza infondeva fede e conforto in tutti i suoi uomini. Trasportato alla base da un aereo di soccorso, decedeva dopo poche ore, pago di aver compiuto il suo dovere verso la Patria e di essere riuscito col suo ultimo eroico sforzo di volontà, ad assicurare la salvezza degli uomini a lui affidati.
Sublime esempio delle più alte virtù di comandante e di soldato, profondamente intese e virilmente dimostrate con l'estremo sacrificio.
Cielo del Mediterraneo, giugno 1940 - 26 settembre 1941

Nacque a Manciano (Grosseto) il 20 novembre 1912. Arruolato nella Regia Marina per obbligo di leva ed ammesso al Corso Ufficiali di complemento nell'ottobre 1933, nel 1935 conseguì la nomina a Guardiamarina, stando imbarcato sul cacciatorpediniere Borea. Nello stesso anno, a domanda, frequento a Taranto la Scuola di Osservazione Aerea ed ottenuto il brevetto, passò ad operare nella 185a Squadriglia di base in Egeo. Promosso Sottotenente di Vascello nel 1938, imbarcò prima sull'incrociatore Luigi Cadorna e poi sull'incrociatore  Eugenio di Savoia e passato in servizio permanente effettivo, fu destinato alla 183a Squadriglia Idrovolanti di Elmas (Sardegna), nella quale ebbe modo di distinguersi per il suo coraggio e per la sua abilità di osservatore, non appena l'Italia entro nel secondo conflitto mondiale.
Dall'agosto 1940 al gennaio 1941 operò in Libia con la 143a Squadriglia di Bengasi. Passò poi ad operare con la Squadriglia Idrovolanti di base a Ragusa (Sicilia) con la quale, il 20 settembre dello stesso anno, durante un volo di esplorazione a grande distanza dalla base, l'aereo "S.506" della 170a Squadriglia sul quale era imbarcato venne attaccato e colpito da aereo nemico e costretto all'ammaraggio; benché egli stesso fosse stato colpito fin dalla prima raffica alla testa, alla gola ed alla spalla, organizzava la difesa e suggeriva al marconista le operazioni necessarie alla rimessa in efficienza dell'apparato radio e determinava il punto di caduta sulla carta nautica.
Rifiutò serenamente di essere trasportato sul battellino se non dopo che tutto l'equipaggio dell'aereo aveva preso posto. Soccorso dopo dieci ore dall'abbattimento, spirò in seguito alle gravi ferite riportate, all'ospedale di Barce (Cirenaica) il 4 ottobre 1941.
Altre decorazioni:

    - Medaglia d'Argento al Valore Militare (Cielo del Mediterraneo centrale, giugno 1940).