Sono
l’Allievo 1^ Classe del Corpo Sanitario Alberto Pedrazzi e, su nave Trieste,
sto adesso per terminare la campagna estiva, conclusione di un percorso intenso
e impegnativo durato un anno, che, pur rappresentando solo l’inizio della carriera
in Marina come Ufficiale, è stato unico e indimenticabile, lasciandomi con un
bagaglio di esperienze, conoscenze e amicizie che mai avrei pensato di trovare
altrove.
In
tutta onestà essendo cresciuto a Finale Emilia, una cittadina della bassa modenese,
e non avendo parenti militari, prima di entrare in Accademia non avevo molti
punti di contatto con le Forze Armate, soprattutto con la Marina. Nonostante
ciò il desiderio di conciliare una naturale passione per la biologia e il
funzionamento del corpo umano con uno stile di vita dinamico, avventuroso e
cosmopolita, unito a una dura disciplina fisica e mentale, mi ha portato a iscrivermi
al concorso per diventare allievo Ufficiale del Corpo Sanitario.
Il
primo giorno, salutando i miei genitori davanti al cancello verde dell’Accademia,
erano tante le emozioni che provavo: la curiosità di scoprire cosa mi
aspettasse, il timore di non passare il tirocinio, la fierezza di essere
vestito elegante e l’orgoglio di star intraprendendo un percorso che sarebbe
gravato solo sulle mie spalle. Successivamente è stato bello conoscere e giorno
dopo giorno entrare in confidenza con i miei futuri compagni di corso,
provenienti da ogni parte d’Italia, ognuno con la sua personalità e le sue storie
da raccontare. Si stava creando quel sentimento di amicizia e collaborazione,
quello che noi chiamiamo “spirito di corpo”, che ci avrebbe permesso di contrastare
le numerose sfide che l’Accademia ci avrebbe posto.
Con
gli altri allievi del Corpo Sanitario abbiamo quindi formato una “sezione”, che
sarebbe diventata presto per me come una famiglia, nella quale condividere la
passione per le scienze e insieme eccellere nello studio e nelle tante attività
giornaliere come nuoto, poligono, vela e corsa. Da solo non sarei riuscito ad
adattarmi alle molte regole, ai tempi ristetti e alla disciplina richiesta
dagli Inquadratori ma insieme al gruppo, dove potevo trovare appoggio ogni
volta che cadevo, questo è stato possibile. In modo particolare ho molto
apprezzato le lezioni universitarie che, tenute dai professori dell’Università
di Pisa, diventavano spesso, per il nostro numero limitato, occasione di
interessanti conversazioni. La mia passione per la chimica, la biologia e la fisica,
affrontate nel primo semestre, e per l’anatomia e l’istologia, scoperte nel
secondo, è così esplosa, scoprendo di poter raggiungere una concentrazione
nello studio che mai avrei pensato di avere.
Nel corso dell’anno ho vissuto molte
esperienze uniche tra cui il Giuramento, svolto su nave Trieste davanti al
Presidente della Repubblica e, dopo la mia prima sessione esami,
l’addestramento con la Brigata Marina San Marco e la campagna sul Vespucci. Durante
l’addestramento con il San Marco, strisciando nel fango, dormendo al gelo
notturno, sudando e marciando con l’arma e la mimetica sotto il sole cocente ho
imparato le basi del combattimento. La successiva campagna sul Vespucci, seppur
durata per il mio corso solo tre settimane, è stata molto intensa ed
entusiasmante. Abbiamo navigato fra Puglia, Calabria, Sicilia e Malta dove,
durante le soste in porto, ho esplorato nuovi luoghi e tradizioni. Il vero protagonista
della campagna è stato però il Vespucci stesso, un veliero magnifico che in
cambio del suo aspetto richiede sudore, fatica e molta disciplina: lucidare gli
ottoni, pulire il ponte e alare le cime sono lavori faticosi, soprattutto con
poche ore di sonno e l’effetto del mare, ma ripagati dalla bellezza che ti
circonda.
Tornato in Accademia arricchito da
queste esperienze, mi son dovuto misurare nuovamente con lo studio, con la
seconda sessione esami, e dopo alcuni giorni di licenza, è iniziata la campagna
estiva, stavolta a bordo di nave Trieste. Questa crociera, di cui sono ormai
arrivato alla fine, è stata il giusto coronamento di un lungo anno di sacrifici
e soddisfazioni. Nave Trieste, l’unità più moderna e grande della flotta
italiana, ha tanto da insegnare e in questi due mesi, durante le numerose e
diverse guardie effettuate, ho imparato molto. In ospedale ho visto e
contribuito al lavoro del Medico di Bordo e dell’intero staff sanitario, ma ho
avuto anche l’occasione di svolgere incarichi in plancia manovrando al timone e
osservando il mare da vedetta. In navigazione ho potuto assistere con i miei
occhi alle operazioni di volo e all’addestramento dell’equipaggio e del personale
imbarcato della Brigata Marina San Marco, mentre nelle soste in porto ho potuto
esplorare nuovi paesi visitando Marsiglia, Malaga, Lisbona, Creta, Izmir ed Alessandria
d’Egitto.
Questo è stato l’anno più impegnativo
della mia vita ma ora riconosco che proprio i numerosi sforzi effettuati per abbattere
ostacoli apparentemente insormontabili mi hanno permesso di superare me stesso,
crescendo non solo come militare e studente ma soprattutto come persona. Ogni
chilometro in più di corsa, ogni vasca fatta con impegno, ogni minuto in cui a
lezione ho mantenuto l’attenzione, nonostante richiedessero fatica e sacrificio
mi hanno fatto maturare. Dopo un anno mi considero migliorato fisicamente, più
istruito, conosco l’arte velica, ho viaggiato dalla Costa Azzurra alle piramidi,
ho fatto esperienza di un contesto
militare e ospedaliero operativo; tutto ciò però, seppur ne vada fiero,
ripensando a questo percorso sbiadisce in confronto al vero traguardo di
quest’anno, ovvero essere parte di un corso.