Marina Militare

La sfida di Alberto: il mare come scuola, la medicina come missione

16 settembre 2025 Alberto Pedrazzi

​Sono l’Allievo 1^ Classe del Corpo Sanitario Alberto Pedrazzi e, su nave Trieste, sto adesso per terminare la campagna estiva, conclusione di un percorso intenso e impegnativo durato un anno, che, pur rappresentando solo l’inizio della carriera in Marina come Ufficiale, è stato unico e indimenticabile, lasciandomi con un bagaglio di esperienze, conoscenze e amicizie che mai avrei pensato di trovare altrove.

In tutta onestà essendo cresciuto a Finale Emilia, una cittadina della bassa modenese, e non avendo parenti militari, prima di entrare in Accademia non avevo molti punti di contatto con le Forze Armate, soprattutto con la Marina. Nonostante ciò il desiderio di conciliare una naturale passione per la biologia e il funzionamento del corpo umano con uno stile di vita dinamico, avventuroso e cosmopolita, unito a una dura disciplina fisica e mentale, mi ha portato a iscrivermi al concorso per diventare allievo Ufficiale del Corpo Sanitario.

 

Il primo giorno, salutando i miei genitori davanti al cancello verde dell’Accademia, erano tante le emozioni che provavo: la curiosità di scoprire cosa mi aspettasse, il timore di non passare il tirocinio, la fierezza di essere vestito elegante e l’orgoglio di star intraprendendo un percorso che sarebbe gravato solo sulle mie spalle. Successivamente è stato bello conoscere e giorno dopo giorno entrare in confidenza con i miei futuri compagni di corso, provenienti da ogni parte d’Italia, ognuno con la sua personalità e le sue storie da raccontare. Si stava creando quel sentimento di amicizia e collaborazione, quello che noi chiamiamo “spirito di corpo”, che ci avrebbe permesso di contrastare le numerose sfide che l’Accademia ci avrebbe posto.

 

Con gli altri allievi del Corpo Sanitario abbiamo quindi formato una “sezione”, che sarebbe diventata presto per me come una famiglia, nella quale condividere la passione per le scienze e insieme eccellere nello studio e nelle tante attività giornaliere come nuoto, poligono, vela e corsa. Da solo non sarei riuscito ad adattarmi alle molte regole, ai tempi ristetti e alla disciplina richiesta dagli Inquadratori ma insieme al gruppo, dove potevo trovare appoggio ogni volta che cadevo, questo è stato possibile. In modo particolare ho molto apprezzato le lezioni universitarie che, tenute dai professori dell’Università di Pisa, diventavano spesso, per il nostro numero limitato, occasione di interessanti conversazioni. La mia passione per la chimica, la biologia e la fisica, affrontate nel primo semestre, e per l’anatomia e l’istologia, scoperte nel secondo, è così esplosa, scoprendo di poter raggiungere una concentrazione nello studio che mai avrei pensato di avere.  

 

Nel corso dell’anno ho vissuto molte esperienze uniche tra cui il Giuramento, svolto su nave Trieste davanti al Presidente della Repubblica e, dopo la mia prima sessione esami, l’addestramento con la Brigata Marina San Marco e la campagna sul Vespucci. Durante l’addestramento con il San Marco, strisciando nel fango, dormendo al gelo notturno, sudando e marciando con l’arma e la mimetica sotto il sole cocente ho imparato le basi del combattimento. La successiva campagna sul Vespucci, seppur durata per il mio corso solo tre settimane, è stata molto intensa ed entusiasmante. Abbiamo navigato fra Puglia, Calabria, Sicilia e Malta dove, durante le soste in porto, ho esplorato nuovi luoghi e tradizioni. Il vero protagonista della campagna è stato però il Vespucci stesso, un veliero magnifico che in cambio del suo aspetto richiede sudore, fatica e molta disciplina: lucidare gli ottoni, pulire il ponte e alare le cime sono lavori faticosi, soprattutto con poche ore di sonno e l’effetto del mare, ma ripagati dalla bellezza che ti circonda.

 

Tornato in Accademia arricchito da queste esperienze, mi son dovuto misurare nuovamente con lo studio, con la seconda sessione esami, e dopo alcuni giorni di licenza, è iniziata la campagna estiva, stavolta a bordo di nave Trieste. Questa crociera, di cui sono ormai arrivato alla fine, è stata il giusto coronamento di un lungo anno di sacrifici e soddisfazioni. Nave Trieste, l’unità più moderna e grande della flotta italiana, ha tanto da insegnare e in questi due mesi, durante le numerose e diverse guardie effettuate, ho imparato molto. In ospedale ho visto e contribuito al lavoro del Medico di Bordo e dell’intero staff sanitario, ma ho avuto anche l’occasione di svolgere incarichi in plancia manovrando al timone e osservando il mare da vedetta. In navigazione ho potuto assistere con i miei occhi alle operazioni di volo e all’addestramento dell’equipaggio e del personale imbarcato della Brigata Marina San Marco, mentre nelle soste in porto ho potuto esplorare nuovi paesi visitando Marsiglia, Malaga, Lisbona, Creta, Izmir ed Alessandria d’Egitto.   

 

Questo è stato l’anno più impegnativo della mia vita ma ora riconosco che proprio i numerosi sforzi effettuati per abbattere ostacoli apparentemente insormontabili mi hanno permesso di superare me stesso, crescendo non solo come militare e studente ma soprattutto come persona. Ogni chilometro in più di corsa, ogni vasca fatta con impegno, ogni minuto in cui a lezione ho mantenuto l’attenzione, nonostante richiedessero fatica e sacrificio mi hanno fatto maturare. Dopo un anno mi considero migliorato fisicamente, più istruito, conosco l’arte velica, ho viaggiato dalla Costa Azzurra alle piramidi,  ho fatto esperienza di un contesto militare e ospedaliero operativo; tutto ciò però, seppur ne vada fiero, ripensando a questo percorso sbiadisce in confronto al vero traguardo di quest’anno, ovvero essere parte di un corso.