Marina Militare

L'ammiraglio Paolo Treu, ha augurato “buon vento” a tutte le donne e gli uomini imbarcati sulla nave anfibia

19 agosto 2020 Andrea Borgh

A bordo di Nave San Giusto una pioggia battente ha accolto nel primo pomeriggio del 18 agosto, presso la banchina Garibaldi dell’Arsenale Militare di Brindisi il Comandante in Capo della Squadra Navale, ammiraglio Paolo Treu, seguita da uno squarcio nelle nubi che ha consentito lo svolgimento dell’assemblea sul ponte di volo, per augurare “buon vento” a tutte le donne e gli uomini imbarcati su Nave San Giusto in partenza per Beirut.

Nel portare il saluto del Capo di Stato Maggiore a nome di tutta la Marina, l’Ammiraglio Treu ha sottolineato la gravità della situazione in Libano a seguito dell’esplosione del 4 agosto scorso, “una data segnata con il rosso del sangue di oltre 150 morti e 5000 feriti, in un dramma che ha visto coinvolti 300.000 sfollati”. “

Davanti a tali tragedie un popolo si sente profondamente sconfitto, ma la voglia di reagire e di ricostruire deve prendere il sopravvento, per guardare al futuro a testa alta e con ottimismo, ed in questo vogliamo aiutare il popolo amico del Libano, attraverso un aiuto efficace e concreto.” “L’approccio con cui dobbiamo affrontare la missione Emergenza Cedri deve essere lo stesso che ci ha animati in occasione di altri due importanti interventi in Libano, associando a eccellenti professionalità qualità umane di primissimo ordine, esprimendo le migliori qualità del popolo italiano.”

Il riferimento è all’Operazione Libano 2 del 1982 e all’Operazione Leonte del 2006, grazie alla quale fu possibile la rimozione dell’embargo navale che consenti al Libano di tornare alla normalità. L’Ammiraglio Treu ha sottolineato la connotazione interforze dell’operazione, evidenziando la presenza a bordo del San Giusto di personale dell’Esercito per la realizzazione di un ospedale campale e per la rimozione delle macerie, concludendo il suo intervento per esprimere la sua ammirazione per la reattività con cui sia Nave San Giusto che Nave Etna si sono approntate per essere pronte a partire sin dal 6 agosto.

In chiusura ha voluto rievocare la portata del motto dannunziano “io ho quel che ho donato”, nell’esortare l’equipaggio a offrire generosamente il calore del proprio cuore, l’ingegno della propria mente e la forze delle proprie braccia, “perché noi non siamo ciò che teniamo egoisticamente per noi stessi, ma siamo ciò che doniamo agli altri”.