Marina Militare

Un Docufilm che narra di valori, sacrificio e coraggio

14 ottobre 2025 Silvia Spennato

Nella giornata dell'11 ottobre, gli allievi marescialli e i Volontari in Ferma Iniziale di Mariscuola Taranto hanno assistito presso l'Aula Magna dell'Istituto alla proiezione del docufilm “Anime di Coraggio".

La trama narra la vita di bordo del pattugliatore Montecuccoli durante la navigazione di 190 giorni intorno al mondo.

Il racconto si focalizza sull'ultima parte della missione: l'attraversamento del Mar Rosso, tappa simbolica che rappresenta non solo una sfida tecnica, ma anche un momento di crescita e coesione per tutto l'equipaggio.

A bordo, ogni militare è protagonista. Ognuno contribuisce con il proprio impegno al raggiungimento di un obiettivo comune: una vera e propria “grande macchina" fatta di tanti piccoli ingranaggi.

La visione del docufilm è stata fortemente voluta dal Comando di Mariscuola Taranto poiché l'opera incarna un messaggio profondo e attuale: “una speranza per tutti quei giovani che vogliono riabbracciare alcuni valori in una società sempre più egocentrica e focalizzata sull'io", come ha sottolineato il regista Giorgio Ghiotto.

Alla domanda “C'è qualcosa che vuole aggiungere che ritiene sia fondamentale che sappia il pubblico a casa?", la risposta del regista è stata :" La cosa fondamentale è di sfuggire alla mediocrità, alla passività soprattutto[…]. In questo caso è di seguire l'esempio dei ragazzi della Marina Militare, che sono persone che con coraggio tutti i giorni, con sacrificio, riescono a decidere il loro destino aiutando gli altri".

Il messaggio di “Anime di Coraggio" è chiaro: credere in ciò che si fa, trovare la giusta motivazione e lavorare in squadra sono le chiavi per superare gli ostacoli, sia nella vita professionale che personale.

Definito da molti un vero “racconto umano", il docufilm supera l'aspetto militare per mostrare la parte più autentica della vita in mare: la lontananza dagli affetti, ma anche la forza dei legami che nascono a bordo, che vedono i colleghi come una seconda famiglia