Marina Militare


Il cacciamine Vieste rilocalizza la posizione della Corazzata Roma, catturandone nuove immagini ad altissima risoluzione

9 settembre 2018 Eleonora Briganti

​Durante una recente missione, nave Vieste, attraversate le Bocche di Bonifacio, è giunta nelle acque al nord della Sardegna per effettuare la campagna di ricerca e localizzazione della Corazzata Roma, la grande e potente unità da guerra italiana che da settantacinque anni riposa sul fondo del mare, a oltre 1200 mt di profondità nelle acque del golfo dell'Asinara, a poche miglia da Porto Torres.

Impiegando, per la prima volta, veicoli autonomi e filoguidati, sono stati individuati e investigati i diversi tronconi del relitto in cui, a seguito dell'esplosione, si è spezzata l'Unità, adagiati sul fondale in diverse posizioni distanti tra loro, alcuni dei quali capovolti e in parte insabbiati all'interno del profondo canyon di Castelsardo, su un fondale particolarmente impervio e roccioso.

Il 9 settembre del 1943 a seguito dei drammatici accadimenti che portarono all'annuncio della firma dell'armistizio dell'8 settembre, tutte le Unità navali presenti a Genova e alla Spezia, al comando dell'Ammiraglio Carlo Bergamini, presero il mare per non rischiare di finire in mano tedesca.

Il 9 settembre, alle 15.30 circa, la formazione navale venne raggiunta da tre successive ondate di bombardieri tedeschi Dornier Do217K e, poco dopo, la nave ammiraglia fu colpita da due bombe radioguidate del tipo FX1400, una delle quali esplose all'interno del deposito munizioni della Torre n. 2 di grosso calibro.
Ne seguì la deflagrazione delle cariche di lancio dei proiettili da 381 mm che devastò la corazzata facendola colare a picco, spezzata in due tronconi, in breve volgere di tempo. Nel tragico affondamento persero la vita 1.393 dei 2.021 uomini presenti a bordo, compreso l'Ammiraglio Carlo Bergamini e gran parte del suo Stato Maggiore".

Nave Vieste, nel periodo che va dalla fine del mese di luglio all'inizio di quello di agosto, ha condotto un'attività di ricerca e rilocalizzazione ad alti fondali sul sacrario militare della Corazzata Roma, già localizzata, nel 2012, dopo decenni di ricerche, ad oltre 1.200 metri di profondità.

Rilocalizzate le principali sovrastrutture di centro-nave: "la plancia ammiraglio", da dove l'Ammiraglio Carlo Bergamini, insieme al suo staff, impartì quel giorno gli ultimi ordini, la plancia Comando, la Timoneria, la stazione segnali, una batteria di numero 6 cannoni 90/50 mm. a.a., i telemetri e uno dei cilindri "Pugliese" per l'assorbimento di esplosioni subacquee, dal nome del suo ideatore, il Generale del genio navale Umberto Pugliese, caratteristici di quella classe di Unità.

Scoperto e identificato lo spezzone della poppa estrema, sopravvissuto all'impatto, così come una parte della prora, anch'essa con uno dei cilindri "Pugliese" in bella vista. Scoperto, inoltre, uno dei basamenti delle torri di medio calibro da 150 mm. e una delle torri di grosso calibro rovesciata da 381 mm., nonché una slitta della catapulta di poppa per il lancio degli idrovolanti da ricognizione RO 43. Localizzato anche il più grande degli spezzoni di poppa, dove sono ancora ben visibili due delle quattro eliche tripala presenti originariamente.

Queste incredibili immagini ad alta risoluzione sono state catturate da un veicolo filoguidato, un robot sottomarino con braccio movibile che opera ad alte profondità grazie a una tecnologia all'avanguardia che consente di scendere e operare a fino a quote superiori ai 1500 metri di profondità, guidato da una console a bordo della nave e capace di acquisire immagini in tempo reale, nonché foto e video dei "bersagli" subacquei.

A missione compiuta, prima di lasciare le acque del Golfo dell'Asinara, l'equipaggio di nave Vieste, conscio degli alti privilegio ed onore toccatigli nel riportare alla luce, seppur solo in immagini, cotanto esempio di ingegno e dedizione estrema al servizio del Paese, si è raccolto in sobria e assorta assemblea che si è conclusa con la Preghiera del Marinaio, ricordando quei tragici avvenimenti e salutando simbolicamente tutti i marinai d'Italia caduti in quel lontano 9 settembre 1943.

L'importanza storica dell'attività è l'ennesima testimonianza dell'impegno della Marina Militare nel mantenimento della memoria storica del nostro passato e del ricordo dei Marinai caduti nell'adempimento del proprio dovere, uomini che hanno sacrificato la propria vita per la difesa della Patria.