La formazione è un argomento complesso, anzi scottante,perché rappresenta la base stessa di qualsiasi attivitàumana, sia individuale, sia sociale.Per formazione si intende, infatti, un vero e proprio amalgama di culturae pensiero: l’anima stessa della nazione che si traduce nello Stato. Èlo strumento che dà senso al sapere, elevandolo dal rango della mera erudizione a qualcosa di più profondo, rivelatosi sempre decisivo nei secoli.Ogni cultura, spesso in modo diverso, cerca dicapitalizzare, a beneficio di se stessa e delle nuove generazioni, le proprie esperienze facendo anche tesoro dei propri errori. Formare, beninteso, non è sinonimo del ben più gretto modellare o, peggio, distorcere,tipico della propaganda.Formare significa far acquisire pensiero eraziocinioe, soprattutto, senso di responsabilità e di dignità verso la propria gente; di uomini liberiche si identificano in un’Istituzione donando a essa tutto se stessi. Certo, non si tratta di una formula e di un dosaggio semplice, ma la formazioneserve proprio a questo: sano contributo alla crescita di ogni individuo incluso nella prospettiva del libero impegno personale assunto nell’ambito e nell’interesse della collettività,per tutta la vita. Nessuna civiltàha volutamente trascurato la formazione. Non sono però mancati gli errori, tanto più gravi in quanto la formazione è la strategia della vita e, come insegnava il grande teorico von Clausewitz, agli errori tattici si può porre rimedio, magari a caro prezzo, ma a quelli strategici no.
In Italia, realtà millenaria a vocazione marittima—spesso inconsapevole —, la formazione non può non rispecchiarsi nel mare, così come non ci si può dimenticare di respirare. Certo, occorre farlo con metodo, consapevoli delle solidee profonde radici di un passato (e di un presente) navale e marittimovivo e indispensabile. L’Italia ha bisogno oggi più che mai di una rinnovata e maggiore consapevolezza della propria marittimità. Nel Mediterraneo — scrisse il celebre storico francese Braudel ()—«l’Italia trova il senso del proprio destino». Oggi abbiamo concettualizzato, con espressione felice dovuta a uno dei nostri maggiori pensatori navali contemporanei, l’ammiraglio Pier Paolo Ramoino ben noto ai nostri lettori:il «Mediterraneo Allargato». Un mareche,siageograficamente, sia dal punto di vista degli interessi,spazia dal MedioOriente al Golfo Persico passando per l’oceano Indiano, il Golfo di Guinea, il Mar Nero e l’Atlantico fino all’Artico. Un’area vasta, come ha recentemente sottolineato il Capo di Stato Maggiore della Marina nel corso di un’apposita audizione alla Commissione difesa della Cameradei deputati: «… densa d’interessi vitali per il nostro paese, ma altrettanto ricca di focolai di crisi e minacce emergenti che si riverberano su tutta l’Europa, influenzando da sempre gli equilibri globali. E colgo l’occasione per sottolineare come il Mediterraneo Allargato, citato dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini in numerose occasioni, sia un concetto la cui connotazione geografica ha visto una costante espansione dalla sua introduzione, a metà anni Novanta, a oggi, in linea con l’evoluzione degli scenari geopolitici e geostrategici».
La marittimità del nostro paese è (e deve essere), a sua volta, il frutto di una forte presa di coscienza nata da una formazione culturale(e, per gli addetti ai lavori, professionale)libera, critica, completa e sempre aperta a nuovi approdi. E proprio per contribuire a quello che deve essere lo spirito della formazione, ovvero di progresso e di coraggio del pensiero, nel panorama di uno sforzo collettivo che si rinnovaanche se con sacrificionei secoli, questo numero della Rivista Marittimapropone una panoramica a giro d’orizzonte,il più possibile vasta. Tutto è, e contribuisce alla formazione navale e marittima del popolo, dalle Scuole superiori alle Università fino agli Istituti militari, rivolgendosi alla collettività. Nessuno deve essere escluso perché solo l’apporto di tutti rispecchia l’anima profonda di un popolo, le sue scelte e il suo futuro.
Non è un caso che Augusto Antonio Riboty, comandante della fregata corazzata Re di Portogallo a Lissa e decorato di medaglia d’oro per la propria valorosa condotta, poi ammiraglio comandante la Squadra navale e, infine,più volte ministro della Marina tra il 1868 e il 1873, abbia messo immediatamente in agenda, a un tempo, sia una rinnovata formazione e preparazione del personale, sia l’espansione della flotta sia, «si parva licet», l’immediata nascita, appunto nell’aprile del 1868, della Rivista Marittima;una rivista che fosse strumento di formazione navale e marittima dello Stato Maggiore, rivolta a tutti, classe dirigente e cittadini. Un’altra significativa azione fu, meno di sei mesi dopo, con il Regio Decreto del 20 settembre 1868, l’unificazione delle due Scuole navalidiNapoli e Genova:«sia per la unicità dell’indirizzo degli studi, sia per la migliore fusione e affratellamento degli allievi», ponendo le basi di quella che sarebbe poi divenuta l’Accademia navale di Livorno.
Una «vision a 360°», come si direbbe oggi, messa in chiaro in Parlamento già nel febbraio 1868,affermando esuperando,ancora una volta, schemi vecchi e consolidati: «Non vi ha nessuno che ponga in dubbio che il nostro paese, per la sua posizione geografica, per l’immenso sviluppo delle sue coste, per le numerose e ricche sue isole, per il suo esteso commercio, e finalmente per le sue tradizioni, non sia un paese eminentemente marittimo…ci incombe l’obbligo di mantenere una Forza navale capace di raggiungere siffatto scopo tanto vitale per la nostra esistenza». Parole che non hanno perso una sillaba di attualità e nel cui ambito globale, è il caso di dirlo, la formazione ha un preciso ruolo strategico e costituisce essa stessa, a pieno titolo, un elemento fondante del potere marittimo nazionale.
Non siamo quindi davanti a un passato sbiadito color seppia, ma a un sistema, anzi metodo, di idee coerenti, collaudato con successo attraverso le prove più dure e imprevedibili cui possono guardare, con orgoglio e speranza di legittime soddisfazioni,i ragazziche scelgonoliberamente un cammino d’eccellenza non facile né agevole, ma parimenti ricco di conoscenza, di avventura e,diciamolo pure, di bellezza.
Daniele Sapienza
Editorial November 2020
Education is a complex, and indeed crucial issue, because it represents the very basis for all individual and social activities. Education is in fact a real amalgam of culture and thought, the very soul of the nation that manifests itself in the State. It is the instrument that dignifies
knowledge, elevating it from mere erudition to a higher status that has always been decisive throughout the centuries. Each culture, in different ways, tries to capitalize on its own experiences, even learning from its mistakes, for its own benefit and for the new generations. Of course, educating is not to be meant as
shaping or, worse,
distorting, which is typical of propaganda techniques. Educating means conveying knowledge and wisdom and, above all, sense of responsibility and dignity towards one's nation, as free human beings who identify with an Institution and devote their life to it. Of course, it is not a simple formula, but education is intended to be a contribution to the development of each individual, within its personal commitment undertaken in the framework and in the interests of the community, all life long. No civilization has deliberately neglected education. However, there have been mistakes, all the more serious since education is the strategy of life, and, as the great theorist von Clausewitz taught, tactical mistakes can be corrected, even at a high price, but strategic mistakes live forever.
In Italy — millenary civilization with a maritime vocation (though our country is often unaware of it) — education cannot but be reflected in the sea, just like one cannot forget to breathe. Of course, this must be done systematically, with the awareness of the strong and deep roots of a naval and maritime past (and present) that is alive and indispensable. Italy needs – today more than ever — a renewed and greater awareness of its maritime culture. It is in the Mediterranean — as the famous French historian Braudel ([1] ) wrote — that “Italy finds the meaning of its destiny". Today, we have defined the concept of “Wider Mediterranean", an apt expression coined by one of the most distinguished contemporary naval thinkers, admiral Pier Paolo Ramoino, well known to our readers. This definition covers a stretch of sea that, both geographically and from the point of view of the interests at stake, runs from the Middle East to the Persian Gulf, through the Indian Ocean, the Gulf of Guinea, the Black Sea and the Atlantic up to the Arctic. Such a wide area – as the Chief of the Italian Navy has recently underlined, on occasion of his hearing before the Committee - Defence of the Chamber of Deputies - is “full of vital interests for our country, and is likewise a hotbed of crises and emerging threats that reverberate throughout Europe, always influencing global balances. And I take this opportunity to emphasize that the Wider Mediterranean, repeatedly mentioned by Defence Minister Lorenzo Guerini, is a geographical concept that has gradually expanded since its introduction, in the mid-90s, in line with the evolution of geopolitical and geostrategic scenarios".
The maritime culture and vocation of our country is (and must be), in its turn, the result of a realization generated by cultural education (or by vocational training in the case of sector operators), which must be free, critical, comprehensive, and always open to new achievements. It is really to contribute to the ideal spirit of education, inspired by progress and courage of thought, in the framework of an ever-evolving collective effort that may even include sacrifice, that this issue of
Rivista Marittima gives a general overview, as wide as possible. The general aim is to contribute to the naval and maritime education of the people, from higher schools to universities and military schools, addressing the community. No one must be excluded, because only the sum of all singular contributions mirrors the deep soul of a people, along with its choices and its future.
It was not by chance that Augusto Antonio Riboty - commanding officer of the ironclad warship
Re di Portogallo at the battle of Lissa, decorated with golden medal for bravery, admiral commander of the Naval fleet, and then Minister of the Navy between 1868 and 1873 – included among his priorities the reorganization and modernization of personnel education and training, the expansion of the fleet, and,
si parva licet, the immediate launch, in April 1868, of the
Rivista Marittima. This review was meant as an instrument for the naval and maritime education of the Navy General Staff, but also for a wider audience including the ruling class and citizens. After less than six months, another significant step was taken with the Royal Decree of 20 September 1868, providing for the unification of the naval schools of Naples and Genoa, “aimed at achieving, on one hand, unification of training and education, and, on the other, a deeper sense of fellowship and brotherhood among the cadets" (thus laying the foundation for the future Livorno Naval Academy).
A “360 degree vision", as we would say today, which had already been presented to Parliament in February 1868, once again moving beyond outdated views and conventional positions: “No one can doubt that our country, owing to its geographical position, the long extension of its coastline, its numerous and luxuriant islands, its widespread trade, and ultimately its traditions… is essentially a maritime country… it is our duty to maintain a naval force able to achieve such a goal, which is so vital for our existence". Today these words sound more topical than ever, and from this general point of view education plays a strategic role and is actually a fundamental pillar of national naval power.
Far from being a sepia-toned image, our past appears as a coherent whole (or rather a method) of systematic ideas, successfully tested through the hardest and most unpredictable trials that young cadets may look on with pride and hope for legitimate satisfactions: they have freely chosen an excellence pathway that is neither smooth nor easy, but certainly abounding with knowledge, adventure and, let's say it, beauty.
Daniele Sapienza
([1] ) Fernand Paul Achille Braudel (Luméville-en-Ornois, 24 August 1902-Cluses, 28 November 1985):
Il Mediterraneo. Lo spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni (La Méditerranée. L'espace et l'histoire. Les hommes et l'héritage), Milano, Bompiani VII ed., 1977, p. 12.