Il Golfo di Guinea è una vasta insenatura dell'Oceano Atlantico in corrispondenza dell'Africa Occidentale (1). Le sue acque bagnano una costa di ben 6000 km, dal Senegal fino al Gabon e comprendono le isole di Capo Verde, Sao Tomé e Principe. Si tratta di una regione marittima sempre più importante dal punto di vista dell'economia e della strategia mondiale. È una regione marittima vastissima intersecata dalle rotte del petrolio e del gas e di tanti altri traffici da e verso l'Africa centrale e meridionale. Gli Stati costieri della regione sono: Senegal; Guinea; Liberia; Costa d'Avorio; Ghana; Togo; Benin; Nigeria; Camerun e Gabon. Ad essa sono indissolubilmente legati, dal mare la Repubblica Democratica del Congo e l'Angola. Molte di queste realtà condividono, inevitabilmente, i tanti problemi di quel continente: sperequazione economica, corruzione e frammentazione etnica e religiosa, proprio mentre l'alto tasso di crescita della popolazione e il volume degli interessi finanziari delineano, di fatto, una cesura demografica e economica rispetto alla regione del Sahel fino al Ciad. Basti pensare che soltanto la Nigeria ha una popolazione di 225 milioni di abitanti su una superficie di quasi 1 milione di km² (al confronto, l'Unione europea ha una superficie quattro volte più grande con 448,4 milioni di abitanti). Dato questo quadro generale, la dinamica commerciale, la crescita sociale e la potenzialità economica della regione sono soggette a diverse minacce, le quali presentano spesso interconnessioni transfrontaliere e si sono concretizzate, in un recente passato, in attività criminali (in primo luogo pirateria) che mettono a repentaglio la stabilità e/o l'efficienza degli Stati della regione, limitandone lo sviluppo economico e sociale. In particolare, sotto il profilo marittimo, la pesca illegale (2), lo scarico di rifiuti e, appunto, la pirateria e le rapine in alto mare. In media, nel Golfo di Guinea circolano contemporaneamente diverse decine di navi di proprietà, o battenti bandiera, di uno Stato dell'UE. Gli assalti o le depredazioni avvengono sia nelle acque costiere sia in quelle internazionali. Al largo delle coste nigeriane e del Togo gli assalti hanno preso generalmente di mira le navi ormeggiate, oppure quelle che si dirigono o stanno, per salpare dalle piattaforme petrolifere o dai battelli deposito offshore. A tutto ciò vanno aggiunte le particolarmente gravi minacce provenienti dal mare, ma che incidono sulla terraferma: traffico di stupefacenti, armi e merci contraffatte senza contare l'endemica tratta di esseri umani. Esistono, ancora, minacce specifiche legate all'industria offshore degli idrocarburi, dal sequestro di ostaggi ai furti di greggio e ad atti criminali vari nei porti. Anche sulla terraferma, le vie del traffico commerciale intersecano spesso ampie zone di crisi e le aree, esposte al terrorismo, del Sahel e della Nigeria settentrionale. In diversi paesi dell'Africa occidentale, in particolare nella Guinea Bissau, il traffico di armi e stupefacenti — soprattutto cocaina — contribuisce significativamente a indebolire le istituzioni ed è una fonte importante di entrate per i gruppi terroristici. Il pericolo maggiore è che queste minacce possano estendersi ulteriormente al punto di danneggiare gli interessi non solo locali, ma internazionali e, in primo luogo, quelli europei e italiani. Il nostro paese ha, in questa regione, interessi economici molto importanti e diversificati. Dalla regione del Golfo arriva una larga percentuale dell'approvvigionamento energetico dell'Unione (L'EU importa, annualmente, dal Golfo, il 12% del greggio e il 5% del gas) mentre l'armamento libero e quello statale registrano un traffico elevato di navi mercantili nell'area. L'Ente Nazionale Idrocarburi (ENI S.p.A) è presente nell'Africa sub-sahariana sin dagli anni Sessanta e, attualmente, è impegnato in grandi progetti di sviluppo comune nel Congo e in Ghana, Gabon, Togo e Nigeria. Nella regione sono presenti circa 140.000 cittadini dell'UE, 80.000 dei quali di passaporto francese, data la presenza storica di Parigi in questa parte del mondo sin dai tempi del Re Sole. Come se non bastasse, a peggiorare il quadro della situazione si aggiunge, con particolare rilevanza, a partire dal 2022, l'instabilità politica nel Sahel. È un dato di fatto che gli attacchi terroristici nel Burkina Faso, nel Mali e in Niger e i successivi colpi di Stato hanno continuato a diffondere l'instabilità nell'intera regione. Una delle più importanti iniziative miranti a stabilizzare questa parte dell'Africa è stato il vertice dei capi di Stato dei paesi del Golfo di Guinea, un'assise indetta a Yaoundé, nel Camerun, il 24 e 25 giugno 2013. La politica e la strategia in ambito regionale è di diretta competenza della ECCAS (Economic Community of Central African States), la quale promuove la cooperazione economica regionale; della GGC (Gulf of Guinea Commission), un'iniziativa nata per creare condizioni di fiducia reciproca, pace e sicurezza favorevoli allo sviluppo degli Stati membri per poi concentrarsi, a partire dal 2013, sulla costruzione di un'architettura di sicurezza marittima regionale e, infine, della nuova ECOWAS (Economic Community of West African States), creata per promuovere un accordo economico tra i paesi membri svolgendo, nel contempo, una funzione di cooperazione per la sicurezza dell'Africa Occidentale.
Da un punto di vista operativo, l'ente deputato dell'attuazione della governance a livello interregionale e regionale è l'ICC (Inter Regional Coordination Center), incaricato di rafforzare le attività orientate alla cooperazione, al coordinamento, alla mutualizzazione e all'interoperabilità dei sistemi, nonché all'attuazione di una strategia regionale sulla sicurezza all'interno dello spazio marittimo comune dell'Africa Centrale e Occidentale. L'ICC lavora in stretto coordinamento con il CRESMAC (Regional Maritime Security Centre for Central Africa) e il CRESMAO (Regional Maritime Security Centre for West Africa). Da essi dipendono, a livello multinazionale, 5 centri di coordinamento MMCC (Multinational Maritime Coordination Centers) e, a livello nazionale, 15 Centri marittimi per le operazioni (Maritime Operations Center). Data quest'impalcatura di riferimento, a partire dal 2013 sono state implementate da parte dell'UE, in particolare su iniziativa della SEAE (3) (Servizio Europeo per l'Azione Esterna), diverse iniziative volte a definire ed affinare la strategia dell'EU nel Golfo. In particolare la GOGIN (Gulf of Guinea Interregional Network), la quale promuove lo sviluppo dell'architettura di Yaoundé e la CMP (Coordinated Maritime Presence), il cui scopo principale è rafforzare il ruolo dell'EU quale attore globale nel dominio della Sicurezza Marittima. La CMP ha inteso aumentare la capacità dell'UE quale partner affidabile e garante della sicurezza marittima, offrendo un maggiore impegno operativo e assicurando una concreta e costante presenza marittima, unitamente a un'attività di sensibilizzazione nelle zone marittime di interesse stabilite dal Consiglio, promuovendo, in tal modo, la cooperazione e il partenariato internazionali in mare.
Per quanto riguarda l'Italia, grazie a un provvedimento governativo e parlamentare, la Marina Militare ha avviato l'operazione Gabinia (4) nel Golfo di Guinea, a partire dal marzo 2020. Con quest'operazione, la Marina Militare intende interrompere e dissuadere le attività di pirateria nel Golfo, implementare la Maritime Security, salvaguardare la libertà di navigazione e l'uso del mare, rassicurare e proteggere i marittimi nazionali e internazionali, le compagnie di navigazione e le società nazionali che operano nelle infrastrutture marittime offshore, oltre a sviluppare progetti cooperativi di sicurezza e capacity building con gli Stati costieri. Si realizza, così, una solida Maritime Situational Awarness condividendo le informazioni con le Marine e gli Stati membri regionali. Dal marzo 2020, 10 unità della Squadra navale sono state impiegate in questa parte occidentale del Mediterraneo Allargato, in particolare: nave Rizzo (Mar. - Apr. 2020); nave Martinengo (Sett. - Dic. 2020); nave Rizzo (Mar. - Giu. 2021); nave Marceglia (Sett. – Dic. 2021); nave Rizzo (Febb. - Magg. 2022); nave Marceglia (Sett. - Ott. 2022); nave Borsini (Ott. - Dic. 2022), nave Foscari (Genn. – Mar. 2023); nave Borsini (Magg. - Giu. 2023); nave Foscari (Sett. – Nov. 2023). I fatti parlano da soli. Dal 2020 al 2023 c'è stata una diminuzione di circa il 75% dei sequestri in mare, passati da 27 a 6, e di circa l'85% degli attacchi o tentati arrembaggi, calati da 25 a 4. Tutto ciò a conferma dell'efficacia delle unità della Marina Militare. Sempre a titolo d'esempio, e allo scopo di chiarire cosa significhi difendere gli interessi nazionali e contribuire alla sicurezza delle vie marittime, citiamo i dati di nave Rizzo, presa ad esempio delle missioni tipiche nel Golfo in questione: 165 ore di volo di elicottero per ricognizione; contatti quotidiani con oltre 100 unità mercantili di interesse nazionale in transito nell'area; concorso nel maxi-sequestro di un carico di oltre 6 tonnellate di cocaina diretto verso le coste africane e partecipazione diretta al contrasto di 3 eventi di pirateria, svolgimento di attività addestrativa e operativa con le Marine e le Forze di sicurezza marittime di quasi tutti i paesi dell'Africa Occidentale, oltre che con unità europee, degli Stati Uniti e del Canada. Naturalmente la Marina Militare non è la sola a operare in quelle acque. Oltre alle navi militari italiane hanno pattugliato unità danesi, francesi, spagnole e portoghesi, così come navi americane e britanniche. L'obiettivo ultimo nel Golfo di Guinea è quello di sviluppare un'operazione strutturata che preveda attività di presenza e sorveglianza marittima nelle aree di interesse attraverso l'incremento delle attività di Capacity Building e di Security Force Assistance e prevendendo il coinvolgimento di partner multinazionali (NATO, UE, ONU e coalizioni multilaterali).
Tracciato questo quadro di situazione, è necessario formulare alcune considerazioni relative all'impiego operativo di unità navali della Marina Militare in quel Golfo. Primo: il Golfo di Guinea è parte integrante del Mediterraneo Allargato, un concetto definito come l'area di interesse strategico primario per l'Italia e per la Marina Militare. Il persistente impiego, da diversi anni ormai, di unità della Squadra navale in quell'area atlantica, rappresenta un'ulteriore riprova della proiezione effettiva del Potere Marittimo in azioni concrete e costituisce la reale traduzione operativa di una strategia navale a supporto dei legittimi interessi nazionali. Ciò dimostra la validità del pensiero e della strategia navale della Marina italiana nella definizione di un concetto geostrategico come il Mediterraneo Allargato. Un impegno che prevede l'attività, sostenibile e prolungata, di uomini e mezzi da Occidente, nel Golfo di Guinea, fino all' Oriente: Golfo di Aden e Mare Arabico. Si tratta di un'ulteriore conferma operativa della capacità della Marina, e con sé di tutto il Sistema Paese, di operare con incisività e rapidità laddove gli interessi nazionali e dell'UE sono minacciati. Tutto ciò sempre a servizio del cittadino e del suo benessere economico e sociale presente e futuro. Secondo: a partire dal marzo 2020 e fino all'ottobre 2022 sono state impiegate in quell'area di operazione alcune fregate del tipo FREMM (Fregata Europea Multi Missione). Si tratta di unità di circa 6.700 tonnellate di dislocamento, con una lunghezza di 144,7 m e un equipaggio di 167 uomini e donne. A partire dall'ottobre 2022 sono stati impiegati nel Golfo i pattugliatori d'altura della classe «Comandanti» (dislocamento di circa 1,500 tonnellate, una lunghezza di 88,6 m e un equipaggio di 65 uomini e donne). Sia le FREMM sia i pattugliatori d'altura sono dotati di ponte di volo, e possono imbarcare, le prime due, elicotteri AB 212 o NH 90; le seconde un elicottero AB 212 o NH 90. Anche in questo caso, dopo un'attenta verifica delle condizioni operative (minaccia inclusa) e delle condizioni meteo marine in area di operazione (5), è possibile documentare una piena e efficace strategia dei mezzi che ha visto la Marina impiegare pattugliatori d'altura pienamente idonei a esercitare la vigilanza marittima, non solo con riferimento alle bene attrezzate coste nazionali, ma anche in Atlantico, in questo caso nel Golfo di Guinea, con evidente risparmio di impiego di personale, un fattore, quest'ultimo, sempre al centro del pensiero navale e che deve commisurare le energie e gli sforzi profusi mantenendo, nel contempo, la piena efficacia operativa. Concludendo, l'esercizio reale del Potere Marittimo non può prescindere dall'impiego, e dalla presenza, in maniera persistente e efficace, delle unità della Marina Militare nelle aree di interesse strategico. Tutto ciò sempre in un'ottica di sostenibilità operativa che tenga conto di molteplici aspetti, a partire dallo sforzo e dall'impegno chiesto agli equipaggi. Uomini e donne lontani per molto tempo dai loro affetti, duramente impegnati giorno e notte, con ogni tempo e all'imprevisto. Equipaggi ai quali va tutta la nostra riconoscenza.
NOTE
(1) Il Golfo di Guinea, a cavallo dell'equatore e del meridiano di Greenwich è, grosso modo, compreso tra i paralleli, latitudine 10° Nord e 10° Sud e tra i meridiani di longitudine 12° Ovest e 12° Est.
(2) La pesca rappresenta in quest'area, il 40% delle riserve alimentari animali. I paesi del Golfo perdono ogni anno 1.5 miliardi di dollari di ricavi a causa delle attività di pesca illegale, o non regolamentata.
(3) Il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) è il servizio diplomatico dell'UE, istituito per rendere più coerente ed efficace la politica estera dell'UE e rafforzare, così, l'influenza dell'Europa sulla scena mondiale.
(4) L'operazione Gabinia deriva il nome da Pompeo Magno, il quale ebbe a disposizione dal Senato le risorse per contrastare i pirati che infestavano il Mediterraneo nel I secolo a.C.
(5) Da un punto di vista ambientale, l'impiego di assetti operativi (navali e aerei) nel Golfo di Guinea richiede una precisa pianificazione e speciali accorgimenti. Il modello climatico del Golfo di Guinea è, infatti, condizionato dalla variazione stagionale della Zona di Convergenza Intertropicale (ITCZ), ovvero burrasche e temporali. La leggera variazione della ITCZ da Nord verso Sud determina, nel passaggio da estate a inverno, una stagione secca nel periodo invernale (novembre - marzo) e una piovosa nel periodo estivo (marzo - agosto). Naturalmente quando si parla di stagione secca, essa deve intendersi in maniera relativa in quanto nel Golfo il maltempo imperversa tutto l'anno. Di particolare rilevanza durante la stagione secca, l'influsso di venti continentali africani denominati Harmattan. Questi venti sahariani sollevano imponenti masse di sabbia con ridottissima visibilità (del tutto simile alla nebbia fitta) e pericolose ricadute sia per le operazioni portuali sia in capo alla navigazione e al volo di aerei ed elicotteri. Nella stagione piovosa (periodo estivo), invece, il vento da Sud Ovest è particolarmente attivo nella zona del Golfo, con fortunali quasi giornalieri e mare molto mosso, con onde lunghe intermittenti.