La storia di nave ETNA non è limitata a quella dell'odierna unità di Supporto Logistico ma comprende le vicende di altre quattro unità della Marina Militare che hanno solcato i mari del globo riempiendo 150 anni di storia.
Storia caratterizzata dal passaggio dai bastimenti con scafo in legno e propulsione mista (vela/carbone) a quelli con scafo in acciaio e propulsione diesel.
La prima Unità nominata ETNA fu in servizio dal 1 luglio 1863 al 31 marzo 1875.
Era una corvetta di secondo ordine in legno ad elica (a batteria scoperta); unità da 1563 tonnellate costruita nel cantiere di Castellamare di Stabia, dotata di motore che sviluppava una potenza indicata di 330 HP.
Armata con 8 cannoni da 16 cm., 2 cannoni da 16 cm., 2 piccoli pezzi da sbarco, disponeva di 3 alberi a vele quadre, bompresso e fiocchi.
Inizialmente fu dislocata a Sfax, durante la rivoluzione tunisina, a tutela degli interessi e della vita dei nostri connazionali.
Nel 1866, durante la III Guerra d'Indipendenza, operò come unità sussidiaria alla squadra da battaglia, funzionando durante i giorni di Lissa come unità ripetitrice dei segnali della flotta non corazzata. Dopo il 20 luglio 1866, facendo base a Brindisi, fu dislocata nelle acque dell'Adriatico meridionale, svolgendo funzioni di intercettore di navi con contrabbando di guerra e rimanendovi fino alla fine delle ostilità, per poi passare in disarmo.
Nel 1871 fu disarmata.
La seconda Unità nominata ETNA era un Ariete Torpediniere che operò dal 1887 al 1920. Costruito nel Cantiere di Castellamare di Stabia, era dotato di un motore della inglese HAWTHORN-LESLIE con una potenza di 6409 HP.
Dislocava 3.427 tonnellate e raggiungeva una velocità di 17,4 nodi. Inizialmente dislocata nelle acque del vicino oriente, rientrò in Italia nel novembre 1888 per ricevere la bandiera di combattimento.
Nel biennio 1891-92 operò prevalentemente nelle acque nazionali svolgendo attività croceristica ed addestrativa. Nel febbraio 1892 raggiunse Alessandria D'Egitto in missione di rappresentanza.
Il 26 agosto 1893, sotto l'insegna del Contrammiraglio G.B. Magnaghi, partecipò alla rivista navale internazionale di Hampton Roads toccando porti canadesi, statunitensi, delle Antille e dell'America centrale; durante questa navigazione furono effettuate ricerche scientifiche riguardanti la piattaforma subacquea del continente americano.
Scoppiata la rivoluzione in Brasile, la nave raggiunse la costa sud americana e vi stazionò a difesa degli interessi dei connazionali.
Lasciate le acque americane rientrò in Italia e precisamente a Venezia dove fu sottoposta ai lavori.
Riarmata il 1 dicembre 1895, lasciò la città lagunare per il Mar Rosso dove assunse le funzioni di nave ammiraglia della Forza Navale dislocata in Eritrea, fino al settembre 1896.
Durante tale attività ottenne grande successo catturando il piroscafo olandese DOELWIJK carico di armi dopo una breve permanenza Italia, l'incrociatore fu assegnato alla squadra attiva e destinato nel Levante in seguito ai torbidi scoppiati nell'isola di Creta fino all'agosto 1897, periodo in cui rientrò in patria.
All'inizio del 1898 l'unità, assegnata alla Divisione Oceanica fu inviata nelle acque dell'America Centrale e Meridionale per seguire il conflitto Ispano-Americano, per poi dirigere nel Pacifico alla volta del conflitto tra Cile ed Argentina.
Passando per i mari della Cina rimpatriò a Napoli nel 1900.
Dopo un disarmo di circa 2 anni dal 1902 al 1904, l'ETNA fu sede dell'Ispettorato Torpediniere per poi essere destinata a La Maddalena dove svolse funzioni di nave ammiraglia.
Dal 1905 al 1907 fu trasformata in nave scuola e come tale operò fino all'autunno 1911, anno in cui scoppiò la guerra italo-turca e che la vide impegnata sia come unità combattente che come nave scuola.
Fino al 1920 data del disarmo svolse attività operativa e di comando per terminare il 9 settembre.Il terzo ETNA fu un incrociatore antiaerei, nato dall'adattamento agli standard navali militari italiani di una unità progettata dalla nostra industria navalmeccanica per la marina siamese su tipologia degli incrociatori Montecuccoli della classe Condottieri.
Tale adattamento seguì la requisizione dell'unità da parte della nostra marina del 1941 e la successiva modifica dei piani di costruzione che prevedeva l'estensione delle capacità dell'unitá fino a incrociatore antiaereo con possibilità di trasporto materiali e piccoli contingenti truppe.
Il nuovo ETNA fu varato il 28 maggio 1942 ma le lungaggini dell'acquisizione di apparati al momento contemporanei e le lunghe e complesse modifiche fecero si che all' 8 settembre 1943 data dell'armistizio i due incrociatori ancora incompleti fossero sabotati e catturati dai tedeschi per essere ritrovati poi nelle acque di Trieste semiaffondati.
Seppure queste nuove unità della classe ETNA non abbiano mai vissuto dal punto di vista operativo, hanno comunque segnato l'evoluzione della filosofia di costruzione ed impiego delle unità, filosofia che evidenziava la necessità di dotarsi di navi mai costruite prima, destinate ad assolvere compiti di scorta antiaerea contestualmente a compiti di trasporto rapido in coerenza con l' aggiornamento degli scenari tattico/strategici.
Il quarto ETNA fu un ex USA (WITHLEY) varato nel 1944 e completato nel 1968 nei cantieri MOORE di OAKLAND.
Nave Etna, Unità di Supporto Logistico della Marina Militare, è la quinta Unità della Marina a portare questo nome ed è unica nel suo genere. Costruita presso i Cantieri Navali di Riva Trigoso, è stata varata il 12 luglio 1997 e consegnata alla Marina Militare il 29 luglio 1998. Ha ricevuto la bandiera di combattimento a Catania il 28 novembre 1998 ed è stata impiegata inizialmente come Unità rifornitrice di squadra e supporto logistico.
• Unità rifornitrice di Squadra per il trasporto e rifornimento in mare di combustibili, lubrificanti, munizionamento, viveri, medicinali ed altri materiali di supporto, assicurato da 5 stazioni di rifornimento (quattro laterali ed una poppiera) e dal ponte di volo capace di operare con elicotteri medio – pesanti e leggeri, sia nazionali che di Marine Alleate, con possibilità di ricovero in hangar per un elicottero tipoSH-3D/EH-101/AB212/NH90. La funzione di gestione dei carichi trasportabili è completamente informatizzata e sfruttabile anche per l’imbarco/sbarco di materiali per il supporto a popolazioni colpite da calamità naturali e/o che versano in condizioni socio-economiche di necessità.
• Unità di Supporto logistico, grazie alla presenza a bordo di tre officine (elicotteristica, meccanica, elettro-meccanica), che consentono un’ottima capacità di intervento tecnico a favore di altre Unità in mare, sia per riparazioni sullo scafo e apparati motore e sia sugli equipaggiamenti del sistema di combattimento. Le macchine, le strumentazioni ed i materiali disponibili, nonché le specializzazioni possedute dal personale tecnico di bordo sono pienamente sfruttabili per il supporto ed il pronto intervento a popolazioni che, a seguito di eventi calamitosi o di azioni terroristiche, hanno la necessità di ripristinare le funzioni essenziali per la gestione della vita quotidiana, esempio: riparazione di macchine ed utensili, condotte idrauliche, linee elettriche, motori elettrici ed a scoppio, ecc..
• Unità di supporto sanitario, con un’area ospedaliera attrezzabile fino alla classificazione NATO di livello Role 2+, ovvero la possibilità di effettuare:
- visite mediche e terapie ambulatorie e d’emergenza;
- terapie odontoiatriche d’urgenza;
- esami radiologici e di laboratorio;
- interventi chirurgici salvavita e salva arti;
- terapia precoce delle ustioni.
Per garantire questo livello di supporto sanitario, quando necessario, viene imbarcato un team di chirurgia d'urgenza (anestesista, chirurgo, ortopedico ed odontoiatra), il quale può garantire assistenza per un periodo di 20 giorni continuativi ad un gruppo navale di 1800 uomini. Anche in questo settore, le apparecchiature mediche imbarcate, gli spazi e le professionalità disponibili a bordo sono sostanzialmente compatibili e paragonabili a strutture sanitarie quali i Posti Medici Avanzati (PMA) ed i Posti di Assistenza Socio-Sanitari (PASS), indispensabili per il pronto ed immediato intervento in aree calamitate.
A fattor comune si evidenzia che l’Unità, per le sue caratteristiche costruttive, è capace di operare in ambiente degradato biologico, radiologico e chimico, ed in condizioni meteo-marine più severe di quelle tipiche del bacino di normale gravitazione.