Il "Motoscafo Esplosivo" era un mezzo navale di superficie.
Lo scafo, in legno con carena a spigolo a basso "V", era suddiviso internamente da due paratie trasversali, non stagne, delimitanti l'alloggiamento del motore e della carica a prora, e dal posto di pilotaggio all'estrema poppa. La coperta era realizzata in tela impermeabile nella zona prodiera, e in alluminio in corrispondenza del motore.

Le dimensioni del mezzo erano: lunghezza mt 4.70, altezza mt 0.65. Era dotato di un motore a scoppio Alfa Romeo a sei cilindri di 75 HP.
La carica di scoppio consisteva in un cartocciere cilindrico contenente circa 300 Kg di Tritolital.


Il posto di pilotaggio era sistemato all'estrema poppa, il timone era a razze, simile allo sterzo di un autocarro; il pilota era seduto su un piccolo sedile a sbalzo rispetto allo  specchio di poppa e basculante all'indietro per facilitare l'abbandono del mezzo da parte dell'operatore (in seguito il sedile fu dotato di uno zatterino sul quale il pilota, una volta catapultatosi in acqua, poteva salire per non subire gli effetti dell'esplosione).


L'attacco avveniva nel seguente modo:
individuato il bersaglio, ad una distanza di circa 500 metri, il pilota lanciava il barchino alla massima velocità dirigendolo verso il centro della nave da attaccare, quindi bloccava il timone, si lanciava in acqua e saliva sullo zatterino.
Il barchino, urtando sullo scafo dell'obiettivo, affondava e armava il detonatore della carica. Lo scoppio avveniva ad una certa profondità per ottenere il massimo effetto distruttivo dell'onda d'urto nei confronti della carena dell'unità attaccata.
Durante la seconda Guerra Mondiale furono apportate numerose migliorie e furono costruiti diversi tipi di barchini, mantenendo, però, pressoché inalterato il profilo d'attacco.