Il futuro dell’isola
di luce parte dall’archeologia!
Nuovi scavi all’isola
del Tino: il cuore antico dell’isola si apre alla ricerca archeologica.
Quali storie ci
restituiranno gli scavi archeologici?
L’isola del Tino fu
abitata sin dall’antichità e molte sono le tracce e i reperti del passaggio
dell’uomo sulla sua superficie, ancora oggi visibili e visitabili.
Così muri,
pavimentazioni, cisterne romane, edifici sacri, monete, armi, epigrafi, lastre
tombali, tombe, terrecotte e ceramiche raccontano di una vita intensa di cui si
ha memoria anche in molti documenti scritti.
Una nuova pagina nei
prossimi giorni verrà scritta, grazie ai nuovi scavi archeologici condotti
dalla Soprintendenza e diretti dall’archeologa Aurora Cagnana.
“Esprimo sincera
soddisfazione per l'inizio dei lavori di scavo che potranno in prospettiva
ampliare l'offerta culturale dell'Isola affidata alla responsabilità della
Marina Militare. L'esperienza del Tino dimostra come i sedimi sotto la nostra
responsabilità e custodia possono coesistere perfettamente con le istanze del
territorio nella correttezza e nel rispetto reciproco” comunica l’ammiraglio di
Squadra Comandante Marittimo Nord Giorgio Lazio a cui va il sentito
ringraziamento da parte della Soprintendenza e del Territorio, per il suo costante
impegno nel preservare e tutelare l’isola facendola diventare isola laboratorio
di ricerca e di solidarietà.
“Tre anni fa sembrava
un grande risultato il ritorno dei reperti archeologici all’isola del Tino. Ora
abbiamo nuovi scavi e grandi restauri. Abbiamo operato perché questo accadesse
con determinazione e sinergie straordinarie tra Soprintendenza, Marina Militare
e volontariato: una nuova importante avventura inizia per l’isola di luce, da
far conoscere e condividere con gli studenti, in primis, e con tutte le persone
che la visiteranno. L’impulso dato dall’ammiraglio Lazio e dai suoi comandanti
ad un sistema virtuoso e bilanciato di aperture dell'isola che salvaguarda al
meglio le esigenze istituzionali (addestrative e manutentive della Marina Militare),
con aperture regolate (evitando un eccessivo peso antropico) alla popolazione,
alle scuole, alle università, alle associazioni con particolar attenzione a
quelle che si occupano delle disabilità e d’inclusione, ha trovato, in noi e
nel Cai, collaboratori entusiasti che hanno coinvolto molte altre associazioni
di volontariato del territorio creando una rete amicale e di supporto
importante” dice la presidente dell’associazione “Amici dell’isola del Tino
odv” Elisabetta Cesari, da anni impegnata a favore dell’isola, per la sua
salvaguardia e per farla conoscere.
Dal 23 agosto al 24
settembre si svolgerà una campagna di scavi archeologici sull’Isola del Tino.
L’intervento è finanziato dal MIC (Ministero della Cultura) tramite la
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti, Paesaggio della Città Metropolitana di
Genova e la Provincia di La Spezia.
L’importo di 50.000
euro era stato richiesto dall'ex Soprintendente Vincenzo Tiné, ed è stato confermato
dall'attuale dirigente arch. Manuela Salvitti con il pieno accordo del dott.
Luigi Gambaro, archeologo responsabile del comune di Porto Venere.
Lo scavo si svolgerà
sotto la direzione scientifica della dott.ssa Aurora Cagnana, archeologa in
servizio presso la stessa Soprintendenza. Un’équipe di 6 archeologi parteciperà
ai lavori, col coordinamento sul campo del dott. Luca Parodi, della Ditta
“Viarengo e Tiscornia”.
Queste ricerche non sarebbero state possibili
senza il prezioso aiuto della Marina Militare e in particolare dell’Ammiraglio
Giorgio Lazio, del Comandante Roberto Palì, del Comandante Alessandro Cirami e
della dott.ssa Elisabetta Cesari, presidente dell’associazione “Amici
dell’isola del Tino odv”. Non una semplice collaborazione ‘di rito’, fra Enti
dello Stato e volontariato, ma molto di più. Hanno sempre dimostrato un
autentico interesse per la storia dell’isola e questo è per noi motivo di
grande stimolo e di grande soddisfazione.
Lo scopo della
campagna di scavi è duplice:
1) conoscere meglio e
in modo più approfondito la storia più antica dell’occupazione dell’isola. A
tale scopo si indagherà l’area sottostante il monastero romanico, dove si
trovano i resti di diverse strutture murarie, alcune ancora enigmatiche per
funzione e datazione. A tale scopo, oltre alla ripulitura dell’area, si prevede
anche lo spostamento di resti murari crollati, mai rimossi durante gli scavi
degli anni Cinquanta eseguiti da Leopoldo Cimaschi dell’Istituto di Studi
Liguri e del 1987, eseguiti da Alessandra Frondoni, dell' allora Soprintendenza
Archeologica. Ipotizziamo che al di sotto di questi ingombranti manufatti si
possano trovare stratificazioni archeologiche ‘intatte’ nel senso che non sono
state mai scavate prima.
2) Le nuove
conoscenze che speriamo di acquisire avranno come scopo l’organizzazione di
un’area archeologica più ricca e più agevole di quella attuale, dato che
l’ingombro dei crolli in posto pone diversi ostacoli ai visitatori.
L’eventuale
ritrovamento di ulteriori reperti verrà certamente ad arricchire l’Antiquarium
archeologico allestito nel 2018 nei pressi del Faro.
State connessi!
Vi terremo aggiornati!