La necessità d'imbarcare ammalati e feriti su navi che non erano organizzate per fare questo servizio risultò fatale per un gran numero di infermi nella guerra di Crimea; Luigi Verde che aveva vissuto quelle drammatiche esperienze e dovuto organizzare, curare e seguire il trasporto di ammalati sul Govenolo da Balaklava agli ospedali del Bosforo, dovendo ricorrere a sistemazioni così precarie da risultare quasi inumane, aveva fin d' allora maturato il convincimento che occorresse allestire unità navali adatte a questa funzione.
L'esigenza gli appariva tanto più critica ed urgente se riferita al dato statistico a quei tempi riportato - che nelle battaglie navali le perdite subite si aggiravano tra il 10 e il 35% di cui un terzo morti ed il resto feriti più o meno gravi - mentre nelle più cruenti battaglie terrestri le perdite si attestavano sul 10/12% dei combattenti, con una proporzione di un morto su 4/5 feriti. Il progetto di un tale allestimento venne poi realizzato dalla Marina italiana alla vigilia della terza guerra d'indipendenza, quando si ipotizzò nello scenario bellico contro l' Austria una battaglia navale in Adriatico.
L'unità prescelta per la trasformazione a Nave Ospedale fu la Washington, un piroscafo di 1.400 tonnellate, con possibilità di 100 posti per ricovero. Il 17 maggio 1866 al comando del luogotenente di vascello Zicavo, direttore sanitario Giovannitti, fu destinata al seguito della squadra dell'ammiraglio Persano; la sua presenza fu provvidenziale a Lissa.
Dopo la citazione della sua partecipazione alla guerra di Crimea, il foglio matricolare di Luigi Verde segna alla data 1866: "Ha fatto la campagna di guerra contro gli Austriaci per l'indipendenza d'Italia". Luigi Verde l' 8 luglio aveva inviato una nobile lettera al Ministro della Guerra in cui chiedeva: "L'onore di imbarcare per poter dare più da vicino la mia opera di medico".
Il 12 luglio s'imbarcò sulla Re d'Italia in qualità di capo dei Servizi Sanitari della Squadra e facente parte dello Stato Maggiore dell' Armata. Ispezionando i servizi sanitari delle varie unità fece presente al Persano, che ben conosceva dalla Campagna in pacifico del 1844, le carenze di personale e di materiale sanitario. L' ammiraglio Persano spediva allora tre telegrammi al Ministro chiedendo nel primo: tre casse di strumenti per amputazioni, nove sedie per feriti, sette zaini e nove barelle; nel secondo: otto medici e nel terzo: un caporale e 11 soldati infermieri. La richiesta non venne soddisfatta!
La Squadra partita da Taranto il 21 giugno fece scalo ad Ancona e lì rimase fino al 17 luglio.
Il 17 luglio le navi salparono da Ancona dirette a Lissa. Il 18 ed il 19 luglio la squadra d'assedio tentò lo sbarco, ma le batterie nemiche di Porto Manego colpirono le navi assedianti: il Castelfidardo, la Terribile, l’Ancona ma soprattutto la Formidabile che, gravemente danneggiata, ebbe numerosi morti e feriti a bordo, tanto che il comandante Saint Bon chiese soccorso all’ammiraglio Persano che così scriveva più tardi sull'episodio: "Venuto il suo Comandante a bordo mi riferiva che aveva sofferti danni, perduti molti del suo equipaggi oltre a gran numero di feriti: che era riuscito a smantellare due cannoni della batteria resistente, ma non a ridurla a completo silenzio.
Chiamava medici in aiuto de' suoi – Gli inviai tosto il Medico capo, e tutti quelli della Re d’Italia. ...Ritornato il medico capo dalla Formidabile, riferiva che erano 14 i morti e 30 i feriti, alcuni gravemente. Disposi perché venissero subito trasbordati sul Washington, e così per quelli che potevano trovarsi sugli altri bastimenti che avevano combattuto". Il 20 luglio l'avviso Esploratore segnalò: "Bastimenti sospetti in vista”. Era il nemico che avanzava compatto in ordine di fronte su due file, le corazzate in prima linea e le navi miste in seconda.
Prima che infuriasse la battaglia Persano decise di salire sull’Affondatore per poter dare così con più sollecitudine gli ordini necessari ai diversi punti dell’Armata e stare all’occorrenza nel calore della mischia. Ancora oggi non sappiamo se questa decisione, poi tanto criticata, si stata effettivamente determinante per l'esito della battaglia. L 'impeto del nemico centrò sulla Re d'Italia, che venne speronato dalla prora ferrata del Ferdinand Maximiliam, poco dopo l'unità affondava; su 600 uomini se ne salvarono 160. Oltre al comandante dell'unità, Faà di Bruno, persero la vita l'ispettore Luigi Verde e gli altri tre sanitari di bordo Orlando Santoro, medico di fregata di 1 a classe, Carlo Cobucci, medico di corvetta di 1a classe, Arcangelo Pettinati, medico di corvetta di 2a classe.
Anche la Palestro accerchiata da tre fregate austriache fu ripetutamente colpita e a bordo si sviluppò un incendio; i medici dell'unità, Ferdinando Garzilli e Carlo Gloag, si adoperarono disperatamente per mettere in salvo gli ustionati e i feriti e trasbordarli sull'Indipendenza e sul Governolo; di li a poco il vascello saltava in aria per lo scoppio della santabarbara; si salvò un ufficiale e 19 marinai su 250 uomini di equipaggio.
La sconfitta di Lissa pesò fortemente sull’opinione pubblica perché, come è noto, l’ammiraglio Persano, responsabile del Comando, fu messo sotto accusa e poi destituito. E’ ricordato per la grandezza della sua umanità, della coerenza delle sue scelte, della linearità del suo comportamento, alieno da esibizioni e da protagonismo, della forza del suo carattere. Luigi Verde si colloca così nel Risorgimento, periodo ricco di presenze storiche, come una delle personalità che ha fortemente contribuito a dare alla Marina italiana, nel suo nascente Corpo Sanitario, le premesse ideologiche che di ogni successivo sviluppo e tradizione e, pertanto, si pone a noi come modello.
L' importanza della sua carriera, che si snoda lungo l' arco di tempo che va dal 1842 al 1866, sta proprio nell'aver vissuto e personalmente influenzato in modo così incisivo e determinante l'evoluzione della Sanità navale, nella Marina dalla fase preunitaria a quella del successivo Regno d'Italia. Tanta partecipazione ed azione organizzativa costante ed appassionata lo portò a raggiungere nel momento più significativo e difficile il vertice della Sanità marittima.