Lo status politico dell’Antartide, il continente più meridionale della Terra, a sud del 60° di latitudine Sud, è regolato dal Trattato Antartico e sai successivi accordi multilaterali che costituiscono il Sistema del Trattato Antartico (Antarctic Treaty System o ATS). Il Trattato Antartico stabilisce che l'Antartide deve essere utilizzata solo per scopi pacifici. È proibita l'installazione di basi militari, fortificazioni, manovre militari e il test di qualunque tipo di arma, ma non l'impiego di personale militare o equipaggiamento militare per scopo scientifico o per altri scopi pacifici.


L’Italia ha aderito al trattato il 18 marzo 1981 e dal 1985 è presente in Antartide con un proprio programma di ricerca scientifica, denominato “Programma Nazionale di Ricerche in Antartide” (PNRA), in origine coordinato da ENEA e dal 2003 coordinato da un apposito “Consorzio per l’Attuazione del PNRA”, costituito da ENEA, CNR, OGS e INGV. Il programma di ricerca ha comportato la realizzazione di una prima base, ubicata nei pressi della costa a Baia Terra Nova (Mare di Ross), prettamente estiva, denominata IT 35 e successivamente intitolata all’Ing. Mario Zucchelli; in seguito, in collaborazione con la Francia,  è stata realizzata una seconda base, Concordia. In tale stazione, permanente e  nell’entroterra, vengono svolte numerose attività di ricerca, anche sismologiche.


Il contributo dell’Istituto Idrografico della Marina al PNRA comprende la raccolta di dati batimetrici e l’effettuazione di misure geodetiche e topografiche delle aree sulle quali più spesso insistono le ricerche inerenti il PNRA, oltre alla definizione della linea di costa prossima alla base italiana di Baia Terra Nova.


La richiesta di cartografia nautica per l’Antartide è notevolmente aumentata negli ultimi anni anche a causa del crescente traffico turistico. Sono ormai frequenti le crociere organizzate a sud del 60° parallelo Sud e pertanto la conoscenza delle acque antartiche è diventata essenziale non solo per la protezione della vita umana in mare, ma anche per la salvaguardia del delicato ecosistema della zona. E’ facilmente immaginabile lo sconquasso ambientale conseguente all’incagliamento o, ancor peggio, al naufragio di una nave, oltre alla quasi certezza della perdita di numerose vite umane, date le condizioni climatiche estreme di quella regione.